domenica 8 aprile 2018

Il segno del comando ( II )


Il segno del comando (1971) Regia di Daniele D'Anza. Soggetto di Flaminio Bollini e Giuseppe D'Agata. Collaboratori al soggetto: Dante Guardamagna, Lucio Mandarà. Fotografia di Marco Scarpelli. Musiche originali di Romolo Grano. Interpreti: Ugo Pagliai, Massimo Girotti, Carla Gravina, Rossella Falk, Andrea Checchi, Carlo Hintermann, Franco Volpi, Silvia Monelli, Paola Tedesco, Ferruccio Scaglia, Augusto Mastrantoni, Giorgio Gusso (il prete), Armando Alselmo (il cieco), Durata totale (cinque puntate): 165 minuti, bianco e nero.

Alla Basilica di Massenzio, il direttore d'orchestra (interpretato da Ferruccio Scaglia, all'epoca direttore stabile dell'orchestra Rai di Roma) darà le prime informazioni ai due protagonisti (interpretati da Ugo Pagliai e da Massimo Girotti) riguardo al misterioso musicista.
DIRETTORE: Sì, il Salmo XVII di Baldassarre Vitali è stato in programma la settimana scorsa, un concerto di musica sacra del Sei-Settecento. Ma, come forse sa, si trattava di una partitura per organo e coro mentre adesso stiamo provando una trascrizione per orchestra.
PAGLIAI: Nella chiesa di Sant'Onorio abbiamo trovato tutti i manoscritti di Baldassarre Vitali ma quello del Salmo XVII mancava.
DIRETTORE: Già, il manoscritto del Salmo diciassettesimo pare sia stato perduto, anche perché su questo autore, su questo musicista, non sono mai state fatte particolari ricerche. E' un musicista che per oltre un secolo ha avuto una vera eclissi di fortuna e solo da alcuni anni è stato riscoperto e direi giustamente rivalutato.
GIROTTI: Esistono biografie, pubblicazioni, scritti, su Vitali?
DIRETTORE: Pochissimo, quasi nulla. Le notizie su di lui sono molto vaghe, pare che sia vissuto e morto a Roma ma non si sa altro. Si ignora persino dove sia stato sepolto.
GIROTTI: Un personaggio abbastanza misterioso.
DIRETTORE: Già, e il manoscritto del Salmo XVII, se non è andato perduto, sarà magari nelle mani di qualche privato che lo custodisce gelosamente; anche perché è una composizione legata a una leggenda. Si dice che in quella musica sia nascosto qualcosa, un messaggio.
GIROTTI: Un messaggio?
DIRETTORE: Sì, secondo una tradizione che è stabilita agli inizi dell'Ottocento quella partitura sarebbe una specie di testamento musicale contenente la chiave di un segreto. Ma di che segreto si tratti, le assicuro che nessuno lo ha mai saputo.
 

Qui Girotti e Pagliai lasciano il direttore d'orchestra e li vediamo mentre attraversano le strisce pedonali accanto al Colosseo, accanto a delle suore (ci sono ancora tante suore a Roma, come nel 1971 ? dalle mie parti è diventato difficile vederne ancora, e mi dispiace).
Pagliai si interroga sulla coincidenza misteriosa, un omicidio proprio durante l'esecuzione pubblica di quella musica... Così gli risponde Mr. Powell, ovvero Massimo Girotti:
GIROTTI: Immagino che in quel momento in Italia un altro milione di persone sia stato davanti al televisore in quel momento, in mancanza di meglio. Ammettiamo pure che mezzo milione si sia addormentato, rimane sempre l'altro mezzo milione.
Quindi, non si può nemmeno parlare di coincidenza; o, almeno, così sembra. Ascoltato oggi, questo dialogo può lasciare perplessi: un milione di persone davanti alla tv per un concerto di musica sacra del '700! Magari avessimo oggi questi numeri. Ma alla tv del 1971 poteva davvero succedere, e da questo punto di vista erano sicuramente tempi migliori: io, per esempio, in quegli anni cominciavo a capire che c'era qualcosa oltre al Cantagiro e a Canzonissima, e alla Rai di quegli anni devo davvero molto perché mi ha permesso approfondimenti che oggi appaiono impensabili. E senza pubblicità, senza commenti idioti o approssimativi...
 

Ma, tornando al soggetto di "Il segno del comando", è nell'ultima puntata che abbiamo i chiarimenti così a lungo cercati sul misterioso musicista.
Quinta puntata
Ugo Pagliai percorre Roma in lungo e in largo, tra biblioteche antiche e rimandi byroniani, alla ricerca della soluzione del mistero che lo riguarda direttamente. A un certo punto ascolta una musica d'organo provenire da un palazzo, vi si precipita e si trova davanti a un cieco anziano, un organista, che gli apre la porta senza problemi e anzi si dice ben contento di poter chiacchierare con qualcuno. Il cieco, interpretato dall'attore Armando Alselmo, stava appunto suona l'organo: è il Salmo XVII ! Pagliai scopre che nella casa c'è anche il manoscritto, e il cieco (che ha una parte importante nella soluzione del mistero legato a Byron) è gentilissimo e glielo fa vedere e toccare.
 

CIECO: Vitali non volle lasciarlo alla chiesa perché era convinto che la sua musica fosse maledetta. Era un povero peccatore. (apre lo scaffale e glielo porge) Eccolo: «Salmo XVII, ovvero della doppia morte». Legga, legga le parole, sono una confessione straziante.
PAGLIAI (legge): «Voltai le spalle al Signore, e camminai sui sentieri del peccato...»
Ne è subito colpito, perchè si tratta dei versi attribuiti a Byron che ha trovato sul diario inedito. Quindi i versi sul diario del 1817 non sono di Byron, ma sono stati da lui trascritti. La sua attenzione è però distratta dall'apparizione del fantasma nel parcheggio sottostante, quindi Ugo Pagliai si congeda dal cieco e corre a cercare la misteriosa donna.
 

Più avanti, nella sua conferenza all'ambasciata inglese, ascolteremo il testo completo:
«Voltai le spalle al Signore, e camminai sui sentieri del peccato. Dritta è la strada del male ma quando il tempo finì la strada era finita, e così l'anima mia perché avevo voltato le spalle al Signore.»
A quel punto, si può intuire, Byron ebbe davanti il fantasma di Vitali (che aveva ucciso Brandani); forse Vitali uccise Brandani per carpirgli il "segno del comando", forse lo nascose in seguito, forse i versi sono una mappa per ritrovare il segno del comando... Anche Vitali era un negromante, e conosceva le arti oscure.
Però forse qualcuno non ha ancora visto lo sceneggiato tv, forse molti non se lo ricordano, perciò lascio in sospeso la soluzione del quiz. Di sicuro, chi ha visto lo sceneggiato si ricorda delle apparizioni di Carla Gravina.
 

Alcuni appunti che mi ero segnato durante la visione, due anni fa: con l'avvertenza che vi si svelano alcuni dei misteri dello sceneggiato.
- su internet, il blog di Davinotti www.davinotti.com  porta tutti i luoghi dove è stato girato il film: le curiosità principali riguardano la piazza del dipinto, che è Piazza dei Coronari, e l'angelo del finale che è nell'oratorio di San Gregorio al Celio. Per trovare facilmente le pagine giuste basterà digitare su un motore di ricerca qualcosa come "davinotti blog segno comando".
- a tratti ricorda un film di Roman Polanski, "La settima porta", anche nel soggetto
- c'è una citazione esplicita di Dreyer, Il Vampiro, per l'incubo della quarta puntata, girato dentro il fondo di un bicchiere.
- Nella sigla di aperture e chiusura, e anche durante il film, vediamo alternarsi tarocchi, simboli alchemici, e anche simboli ebraici come l'albero delle shekinah, ma tutto un po' troppo raffazzonato; non credo però che si volesse andare in profondità, era solo uno sceneggiato tv e probabilmente si cercavano "immagini misteriose" senza chiedersene il significato. L'abero delle shekinah, per esempio, è un simbolo molto bello e molto positivo.
- belli gli orologi antichi nella casa del colonnello Tagliaferri, nella prima puntata

 
- la regia piuttosto artigianale mi riporta alle discussioni di quegli anni su cinema e tv; la differenza di qualità c'era ed era più che tangibile, basti pensare che "Il segno del comando" è dello stesso anno del "Conformista" di Bertolucci. Un abisso, quindi; e due anni prima lo stesso Bertolucci aveva girato per la Rai "Strategia del ragno", ed è solo il primo esempio che mi è venuto alla memoria. Non era sempre così, ci sono sceneggiati tv di quel periodo molto belli e molto ben girati, ma la tv era comunque meno curata e secondo me continua ad esserlo ancora oggi: caso mai è il cinema che si è abbassato di livello
- lo spiritismo è passato di moda, chissà se qualcuno se ne occupa ancora; purtroppo molti sono saltati direttamente al satanismo o al culto del fascismo (che è poi la stessa cosa).
- l'intreccio è giustificato con i nazisti che cercavano sia "il segno del comando" che un carteggio fra inglesi potenti e nazisti. Di queste cose, tutte suggestioni, è però un fatto storicamente provato che i nazisti fossero anche occultisti.


- Tra gli autori, Giuseppe D'Agata è autore di romanzi e soggetti che andrebbero ripensati, per esempio quello di "Il generale dorme in piedi". satira antimilitarista con protagonista al cinema un ottimo Ugo Tognazzi.
- la piazza del quadro viene riconosciuta perché l'organista cieco la descrive come era prima delle modifiche, che lui non ha mai visto; è un dettaglio spiegato troppo sbrigativamente, c'era tutto il tempo per farsi capire meglio.
- gli scavi della metropolitana, come in "Roma" di Fellini, che è dello stesso periodo; Pagliai cade davanti a una ruspa e lo salva la sirena di fine turno, a mezzanotte del 28 marzo 1971 (data fatidica per lo sceneggiato)

- i nomi inventati: Baldassarre Vitali è il musicista (date ignote) che fu contemporaneo dell'orafo alchimista Ilario Brandani (1735-1771), la sua reincarnazione Marco Tagliaferri, pittore (1835-1771). Ugo Pagliai è però del 1938.

 
 

(2-fine)

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