sabato 4 novembre 2017

Sadko ( I )


Sadko (1952) Regia di Aleksandr Ptushko. Tratto dall'opera di Rimskij-Korsakov. Sceneggiatura di Konstantin Isaev. Fotografia (magicolor): Fiodor Provorov. Musiche di Rimskij-Korsakov, arrangiate da Vissarion Shebalin; direzione musicale di Grigori Gamburg. Scene e costumi: Evgeni Svidetelev, Evgeni Kumankov, Olga Kruchinina. Coreografie: Sergej Koren. Interpreti: Sergej Stolarov (Sadko), Alla Larionova (Ljubava), Ninel Myshkova (principessa del Lago Ilmen), B.Surovtsev (Ivashka), Mikhail Troyanovskij (Trifon), Nadir Malishevsky (Vyashta il gigante), Lydia Vertinskaja (la Fenice), e molti altri Durata: 85 minuti
(direttore d'orchestra Sergej Skripka, con Aleksej Aborin, per il restauro del 1986)

"Sadko" del 1952, film russo diretto da Aleksandr Ptushko, è una riduzione dell'opera di Rimskij Korsakov, girato a colori nel 1952. Non si tratta dell'opera lirica vera e propria, ma di un rifacimento che conserva in parte la storia (a grandi linee, con diverse differenze) e che si basa sulla musica di Rimskij-Korsakov però riducendola a colonna sonora, con arie appena accennate o limitate alla parte orchestrale. In America venne presentato al pubblico con manifesti che richiamavano alle avventure di Sindbad, con il quale in effetti c'è molta somiglianza anche se la storia è differente e rimanda piuttosto al mito degli Argonauti, trasferito in un clima di fiaba e non esente da richiami alla realtà sociale, e anche al socialismo. Pur nel clima di fiaba, si sottolinea la condizione dei poveri: solo un radicale cambiamento può portare felicità per tutti. Non le ricchezze distribuite, e nemmeno la leggendaria Fenice (che porta alla felicità attraverso l'assopimento), ma la felicità è da trovare dentro se stessi, a casa propria. Quest'ultimo aspetto porta con sè qualcosa di religioso, siamo dalle parti del Buddhismo o dell'Induismo (Tagore compose una poesia su questo tema), ma va detto che sono temi appena accennati, "Sadko" è una fiaba e fiaba rimane.

Il film probabilmente appariva "rétro" anche quando uscì nelle sale; anche se prevale il tono da fiaba, del tutto giustificato dal soggetto, anche se il regista Ptushko prende spesso a modello il grande cinema dei decenni precedenti, soprattutto Eisenstein: "Alexander Nevskij" per il protagonista, "Ivan il Terribile" per i costumi e i colori. E' comunque tutto molto bello e godibile ancora oggi, proprio per il clima da fiaba, i colori delle illustrazioni dei libri, i costumi, trucco e scenografia, tutto all'altezza; è comunque un peccato che sia la musica ad essere sacrificata e messa in secondo piano. Molto belli i costumi e le scenografie, divertenti anche gli effetti speciali alla Méliès (cioè belli, da fiaba e non da videogame). Il protagonista Sergej Stolarov ricorda a noi italiani Amedeo Nazzari, attivo proprio nello stesso periodo; il mito degli Argonauti è ben presente anche nel personaggio di Vyashta il gigante, amico e compagno di viaggio di Sadko, che è un vero e proprio Ercole, capace di sollevare anche un cavallo; l'attore si chiama Nadir Malishevsky. Oltre al mito di Sindbad e agli Argonauti, ci sono rimandi ad Orfeo (la cetra, la discesa agli inferi), e anche alla sirenetta di Andersen, passando per l'Odissea e per l'Alcina o Armida dei poemi cavallereschi.


Sadko suona il gusli (domro) che è una cetra da tenere orizzontale; è uno straniero che giunge da lontano ("dalle montagne" si dice nel film), quindi visto con diffidenza all'inizio. Sarà proprio la sua cetra, come per Orfeo, ad attrarre le avventure e a proteggerlo. Di lui non ci viene detto molto, quasi nulla; è in contatto con mondi soprannaturali (incontra la figlia del re del Mare, può andare sott'acqua) ed è dotato di forza sovrumana, ma è anche un uomo come noi. Ci sono molti rimandi al mito di Orfeo, con Nettuno al posto di Plutone, e una Proserpina figlia di Nettuno che è quasi una sirena e che ha il suo doppio nella bella Ljubava. Molto bello l'episodio indiano con l'arpia scambiata per Fenice o per l'Uccello della Felicità, e che rimanda molto al "Ladro di Bagdad" del film di Michael Powell dove c'è una scena analoga. Bisogna però notare che Sadko alla fine fa l'elogio del posto dove si è nati, il che contraddice la sua frase d'inizio:
- Chi sei? Da dove vieni?
- Da dove sono venuto, là non ci sono più.
(continua)

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