lunedì 16 ottobre 2017

Il giudizio universale


 
Il giudizio universale (1961) regia di Vittorio De Sica. Soggetto e sceneggiatura di Cesare Zavattini. Fotografia di Gabor Pogany. Musiche di Alessandro Cicognini. Interpreti: Paolo Stoppa, Nino Manfredi, Marisa Merlini, Vittorio Gassman, Akim Tamiroff, Jack Palance, Silvana Mangano, Franco Franchi, Ciccio Ingrassia, Renato Rascel, Jimmy Durante, Ernest Borgnine, Fernandel, Elli Davis, Melina Mercouri, Andreina Pagnani, George Riviere, Anouk Aimée, Jaime de Mora y Aragon, Vittorio De Sica, Pietro De Vico, Mike Bongiorno, Eleonora Brown, Maria Pia Casilio, Elisa Cegani, Lino Ventura, Lamberto Maggiorani, Ottavio Bugatti, Regina Bianchi, Alberto Sordi, Domenico Modugno, Pasquale Cutolo, e molti altri. Durata: 100 minuti.

“Il giudizio universale” di Vittorio De Sica (scritto con Zavattini) inizia con una voce tonante che scende dal cielo: “Alle 18 incomincia il Giudizio Universale!”. Tutti si fermano e guardano in alto, pensano a una pubblicità, ma non ci sono altoparlanti, non si vede niente in giro, cosa sta succedendo? La voce tonante e impressionante, avrei scoperto molti anni dopo, era quella del basso Nicola Rossi Lemeni.

 
E’ un film che avevo visto da bambino in tv, e mi era piaciuto molto anche se molte scene non le avevo capite; è divertente e ben scritto e continua a piacermi molto, ma è completamente scomparso dalle tv (che pure replicano ogni sorta di fetecchie) e anche trovare il dvd è diventata un’impresa.
In teoria (ma soltanto in teoria) si potrebbe definire come un film a episodi: ma sono episodi intrecciati fra loro, un mosaico o un caleidoscopio, costruito con grande intelligenza da Cesare Zavattini, e diretto con divertimento e con bravura da Vittorio De Sica. De Sica e Zavattini, insieme, hanno costruito alcuni dei film più belli e più grandi del cinema italiano; nel 1961 siamo verso la fine della loro collaborazione, ma "Il giudizio universale" è uno dei loro film più belli. Per intenderci, Zavattini e De Sica usano la stessa tecnica che poi sarà tipica (ovviamente con stile diverso) di Robert Altman, molte storie raccontate insieme, senza un vero protagonista, e portate avanti contemporaneamente fino alla conclusione. Che è una bella conclusione, poeticamente risolta con grazia (il ragazzo e la ragazza, giovanissimi e innamoratissimi, che finalmente possono stare insieme e che continuano a ballare senza accorgersi più di cosa succede intorno a loro) e costruita con grande maestria di sceneggiatura. Spero che nelle scuole di cinema si porti questo film come esempio, magari insieme a "Miracolo a Milano": è così che si costruisce una sceneggiatura. Zavattini, oltre alla grande bravura tecnica come scrittore e sceneggiatore, inserisce con grazia e senza mai farlo pesare temi importanti anche in un film comico, temi purtroppo fondamentali ancora oggi, come nell'episodio di Franchi e Ingrassia: il posto di lavoro è uno solo, ma loro sono in due e sono amici, che fare? Oggi succede questo: i posti di lavoro sono due, si presentano duecento persone... Il film è anche un po' invecchiato, va da sè; ha più di mezzo secolo e lo dimostra, ma è sempre un film divertente e piacevolissimo.

 
Gli attori sono tutti famosi o famosissimi, o in procinto di diventarlo; dovessi sceglierne uno soltanto sceglierei la risata di Marisa Merlini, insieme al bambino, nell'episodio di Vittorio Gassman (che qui ha l'intelligenza di fare da spalla, ma lo fa alla grande). O, magari, Paolo Stoppa (reduce da Pirandello, tragico e sofferto anche in una parte comica); o, ancora, il leggendario Pietro De Vico che vende ombrelli approfittando del diluvio universale (mai lasciar perdere un'occasione).



E’ l’unico film di Nicola Rossi Lemeni, che non vi appare di persona ma solo in voce, e fa comunque una gran bella figura; non so perché, ma mi ero convinto che avesse girato molti altri film come attore, ma non è così. “Il giudizio universale” esce nel 1961, quando il basso Rossi Lemeni era nel pieno della sua carriera; oltre a registrazioni d’opera e di concerti prima era apparso come ospite alla tv americana nel 1952 in “Toast of the town”. Una curiosità è che il basso Rossi Lemeni, nato a Costantinopoli da padre italiano e madre russa (1920-1991) viene indicato come “actress” su imdb; per chi parla inglese “Nicola” è infatti un nome femminile. Il resto della scheda a lui dedicata è corretta, ma c’è questa piccola svista che mi ha ricordato un disco di Bert Jansch dedicato alla sua ragazza, e che si intitola appunto “Nicola”.



In conclusione, a parte Rossi Lemeni e la sua voce soprannaturale, bisogna ancora ricordare che “Il giudizio universale” di De Sica e Zavattini si svolge in gran parte a Napoli, e alcune sequenze sono state girate dentro il Teatro San Carlo. In particolare, il finale: che è a colori, mentre tutto il resto del film è in bianco e nero. Passata la paura, tutti i personaggi si ritrovano al Gran Ballo: e così finisce il film, con le musiche scritte da Alessandro Cicognini e dirette da Franco Ferrara.



 
(le immagini vengono tutte dal finale del film,
girate dentro il Teatro San Carlo di Napoli;
la signora con l'occhio nero è Silvana Mangano)
 
 
 


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