mercoledì 20 settembre 2017

Agostino Steffani


 
Mission - Cecilia Bartoli (2012). Scritto e diretto da Olivier Simonnet. Interpreti: Cecilia Bartoli, Diego Fasolis, I Barocchisti, Philippe Jaroussky, Franck Delage. Durata: 60 minuti

"Mission" è un film per la tv su Agostino Stéffani, compositore nato a Castelfranco Veneto nel 1655 e morto in Germania, dove viveva da tempo, nel 1728. Diretto da Olivier Simonnet su misura per Cecilia Bartoli, è stato girato a Versailles e piace più che altro per la grande bellezza delle immagini, nitide e limpide (direttore della fotografia è forse lo stesso Simonnet? nei titoli di testa non è citato). Per il resto, c'è molto autocompiacimento soprattutto da parte di Cecilia Bartoli e del direttore d'orchestra Diego Fasolis, un eccesso di primi piani, molta autoreferenzialità e forse anche una buona dose di narcisismo. Le notizie su Stéffani, nel film, sono poche e poco comprensibili, e si danno troppe cose per scontate; l'occasione era ottima e difficilmente si presenterà ancora, bisognava fare qualcosa di meglio. Stéffani fu musicista, prete, diplomatico, forse anche spia internazionale: c'era materiale per girare un film intero di durata normale. La parte musicale piacerà sicuramente ai patiti della Bartoli, a me sembra che l'esecuzione abbia reso identiche tutte le diverse composizioni presentate, un'aria indistinguibile dall'altra. Il film è comunque visibile su youtube, per chi volesse farsi un'idea diversa dalla mia (che è sempre un'ottima cosa, verificare sempre quanto viene detto on line è la regola fondamentale).
PS: per chi si fosse preoccupato, Stéffani (sdrucciolo) è la mia dizione preferita, probabilmente è anche quella giusta. Si sa che i cognomi spesso vengono pronunciati in modo diverso da quello che sarebbe giusto: per esempio l'attuale ministro per l'Economia andrebbe pronunciato Padoàn, ma tutti dicono nell'altro modo, probabilmente anche lo stesso Padoan ha perso memoria delle sue origini. Non stupisce che i tedeschi pronunciassero Steffàni, ma non è detto che sia la pronuncia giusta. Del resto, anche Bàrtoli è sdrucciola, come Steffani: preferirebbe farsi chiamare Bartòli?
PPS: anch'io sono un ammiratore di Cecilia Bartoli, ma la preferivo nei primi anni della sua carriera. In particolare, trovo bellissime le sue interpretazioni delle arie da camera di Ravel e di Rossini.
(febbraio 2013)


da La Stampa 20/9/2012
(...) Per la Bartoli, diva sì, ma studiosissima, «un genio ritrovato, che anticipa Händel e per molti aspetti lo ricorda». Forse è troppo, ma in ogni caso quella di Steffani è una bella riscoperta, a patto beninteso di cantarlo come fa lei, giocando con la musica, divertendo e divertendosi.
Il resto è marketing. Per l’album, intitolato Mission , tutto è stato studiato nei minimi particolari. Le foto ritraggono una Bartoli-Steffani in versione vescovo, sulla cover addirittura calva mentre brandisce un crocifisso, fra padre Amorth e L’esorcista . «Non potevo certo fare una copertina modello Vanity Fair , con un sorriso da Pepsodent - chiosa lei -. Steffani scriveva musica, ma era anche un inviato speciale del Vaticano, in missione fra religione e diplomazia. La sua è una grande storia italiana». E’ stata messa all’opera anche Donna Leon, autrice di bestseller gialli, appassionata e mecenate di barocco musicale, americana con residenza a Venezia ma che vieta tassativamente di tradurre i suoi libri in Italia: ufficialmente, dice lei, per continuare a viverci tranquilla; ufficiosamente, sospettiamo noi, perché l’Italia che racconta è una spremuta di stereotipi da far impallidire l’ultimo Woody Allen. La signora Leon ha scritto un romanzo appositamente per il disco dell’«amica Cecilia», titolo I gioielli del paradiso. (...)
(La Stampa, 20 settembre 2012)


Notizie su Agostino Steffani, da wikipedia.it:
Nacque nel 1655 a Castelfranco, nella Repubblica di Venezia. Formatosi con Francesco Cavalli, divenne cantante del coro di San Marco a Venezia. Ferdinando Maria di Baviera e la sua consorte Enrichetta Adelaide di Savoia che l'ascoltavano a Padova, ne provarono tanto piacere che chiesero al capo coro di poterlo portare alla loro corte Wittelsbach a Monaco di Baviera, promettendo di provvedere ai suoi bisogni e di assicurargli un avvenire. A Monaco fu affidato al maestro di musica Johann Kaspar Kerll. Nel 1672 fu portato a Roma alle cure di Ercole Bernabei. Sotto un tale maestro, i progressi del ragazzo furono rapidi. Steffani era entrato in seminario dopo avervi fatto i suoi studi, ricevette la tonsura e prese il titolo di abate, che conservò sempre. Divenuto un distinto compositore, scrisse dapprima per la chiesa, in particolare più messe per la cappella dell'elettore di Baviera a Monaco di cui divenne organista di Corte dal 1675.
Non aveva che diciannove anni quando pubblicò una raccolta di salmi a otto voci nei quali si nota già una certa arte di scrivere. Questa raccolta fu seguita da sonate per quattro strumenti e duetti a due voci con basso continuo, opera di più grande merito e che vengono spesso messi in parallelo con quelli di Clari, che li prese a modello. Tutte queste opere, composte per la corte di Monaco, furono più tardi ricompensate dalla nomina ad abate di Lipsia. Nel 1681 Steffani scrisse la sua prima opera intitolata Marco Aurelio, il successo gli fece ottenere il posto di direttore della musica da camera dell'elettore. Quattro anni dopo, fu incaricato della composizione del Servio Tullio opera seria in tre atti per il matrimonio dell'elettore Massimiliano-Emanuele con l'arciduchessa Maria Antonietta d'Austria. La bellezza di quest'opera aumentò il suo prestigio e gli fece pervenire molte proposte da parecchi principi di Germania che desideravano averlo come maestro di cappella. Steffani accettò quella dell'elettore di Brunswick, padre di Giorgio I, re di Inghilterra. Poco tempo dopo la rappresentazione del Servio Tullio, diede a Brunswick, nello stesso anno, Il Solone, opera seria in tre atti, seguita da Alarico il Baltha, cioè l'Audace, re de' Gothi nel 1687, Henrico detto il Leone nel 1689, Alcide nel 1692, Alexandre l'orgueilleux nel 1695, Roland nel 1696, Alcibiade nel 1697, Atalanta nel 1698 e Il trionfo del fato nel 1699. Le ultime cinque opere furono anche tradotte in tedesco e rappresentate ad Amburgo.
Il duca di Brunswick aveva affidato al direzione del suo teatro a Steffani, ma i dispiaceri causatigli dalle polemiche e dalle pretese dei cantanti, furono il motivo che lo indusse a dare le dimissioni da quest'incarico. Non conservò che quella di compositore, ma non mise più il suo nome sotto le ultime composizioni, perché il duca lo mandava spesso in missione diplomatica. Le sue opere portarono quindi spesso il nome di Gregorio Pira, il suo copista. Dal 1709 si dedicò alla carriera diplomatica e nel 1710 lasciò il suo posto di maestro di cappella, designando Händel come suo successore. Dopo una lunga assenza dalla sua patria Steffani vi tornò, nel 1720, passando tutto l'inverno di quell'anno a Roma, ospitato spesso dal cardinale Ottoboni che amava far eseguire le sue opere. Poco tempo dopo il suo ritorno ad Hannover, fu obbligato a recarsi a Francoforte, ma appena arrivato in questa città, si ammalò e morì nel giro di qualche giorno a settantatré anni nel 1728. A lui è dedicato il Conservatorio Statale di musica della sua città di origine, Castelfranco Veneto.


Nessun commento:

Posta un commento