lunedì 31 luglio 2017

Signorinella (Gino Bechi)


 
Signorinella (1949) Regia di Mario Mattòli. Scritto da Marcello Marchesi, Mario Mattoli, Aldo De Benedetti. Fotografia di Aldo Tonti. Musiche originali di Felice Montagnini, canzoni varie. Interpreti: Gino Bechi, Antonella Lualdi, Aroldo Tieri, Enrico Viarisio, Aldo Silvani, Ada Dondini, Vinicio Sofia, Inge Gort. Durata: 85 minuti

"Signorinella" di Mario Mattoli esce nel 1949, ispirato a una canzone all'epoca famosa, è un buon film con ottimi attori e bravi professionisti del cinema, con protagonista il baritono Gino Bechi. Scritto da Marcello Marchesi con Mattoli e Aldo De Benedetti, riesce ad essere divertente ancora oggi. Direttore della fotografia è Aldo Tonti, uno dei grandi maestri della luce del cinema italiano.
Questa è la trama del film, che per mia comodità ricopio da www.wikipedia.it:
Carlo e Ughetto sono due giovani furbetti che rubano un'auto all'ultima moda e scappano sulle montagne abruzzesi. Si ritrovano vicino a Introdacqua e soccorrono una ragazza di nome Maria che si sente male. Il giorno seguente per il paese si sparge la voce che Ughetto sia un cugino di Maria a cui è intestata la lussuosa automobile e così lui e Carlo vengono accolti in paese con grandi onori. Il sindaco successivamente vuole far sposare Ughetto con Maria che è molto schiva, perché ha già un amante emigrato a Napoli, e quando scopre che il futuro marito è un furfante imbroglione, scappa via. Nel frattempo il notaio di Introdacqua Don Cesare sta preparando una canzone per la famosa banda musicale e si ispira alla storia di Maria, che presto torna in Abruzzo con il vero fidanzato, intenzionato a dare una lezione ad Ughetto che si scusa pubblicamente. Il notaio conclude così la canzone "Signorinella" e il finale si svela felicemente.
Un soggetto quindi molto fragile, ma il film piace lo stesso per la presenza di ottimi attori e tecnici. Tra gli attori spiccano i nomi di Aroldo Tieri, Antonella Lualdi (giovanissima), Enrico Viarisio, Aldo Silvani (il padrone del circo con Fellini, "La strada"), Ada Dondini (grande caratterista), Vinicio Sofia (un ometto buffo, piccolo e calvo). Gino Bechi, baritono importante del teatro d'opera, all'epoca era popolarissimo anche come interprete di canzoni; qui è un bel signore sui 45 anni, alto ed elegante, se la cava bene anche se come attore appare un po' fermo. Mario Mattòli, ottimo professionista del cinema italiano, è il regista dei film più belli di Totò. Marcello Marchesi, scrittore e umorista oltre che regista in proprio, è stato l'autore dei testi più belli per Totò, Walter Chiari e molti altri; molte delle battute più conosciute e ripetute di Totò, per esempio, sono di Marcello Marchesi. Il film è girato a Introdacqua, nei pressi della Maiella, con degli esterni molto belli. Si vede ancora volentieri, il tempo che è passato si nota ma tutto sommato non dispiace.

venerdì 28 luglio 2017

Fedora (1942)


Fedora (1942) Regia di Camillo Mastrocinque. Tratto dal dramma di Victorien Sardou. Sceneggiatura di Camillo Mastrocinque e Giorgio Pàstina. Musiche di Umberto Giordano, arrangiate da Nuccio Fiorda. Fotografia di Mario Albertelli e Giuseppe La Torre. Interpreti: Amedeo Nazzari, Luisa Ferida, Memo Benassi, Cesare Polacco, Rina Morelli, Osvaldo Valenti. Durata: 1h32'

"Fedora" di Mastrocinque (1942) ripercorre il dramma di Sardou usando la musica di Umberto Giordano ma senza cantanti. "Amor ti vieta", solo la melodia senza il canto, diventa il leit motiv del film in un bell'arrangiamento di Nuccio Fiorda. Mastrocinque è come sempre molto bravo nella scelta delle inquadrature, gli attori si muovono a loro agio e il film è molto ben condotto. Il problema, oggi, sta probabilmente nel drammone di Sardou che è molto invecchiato e non facile da seguire nei suoi sviluppi. Non c'è canto, e non vi sono cantanti che recitano; ci sono però molti attori bravi o comunque famosi, per i quali vale la pena di vedere il film.

"Fedora" di Umberto Giordano, tratta da un dramma all'epoca molto celebre di Victorien Sardou, ebbe la sua prima rappresentazione nel 1908, a Milano; otto anni prima Puccini aveva messo in musica un altro celebre dramma di Sardou, "Tosca". La trama di "Fedora" è così riassunta da www.wikipedia.it:
1870. Il principe russo Vladimiro Yariskine viene assassinato alla vigilia delle nozze con la principessa Fedora che, davanti al padre dell'ucciso, giura di vendicare il promesso sposo. Seguendo tracce incerte del colpevole, arriva a Parigi dove conosce un pittore suo connazionale, Loris e se ne innamora. Il caso vuole che si tratti dell'assassino che sta cercando e non esita a denunciarlo alla polizia russa attraverso una lettera. La lettera arrivata in Russia provoca l'arresto del fratello di Loris, come complice del delitto. Il giovane, in prigione, annega per una inondazione del fiume in piena che invade le carceri; la madre dei due muore di crepacuore. Questo porta Fedora a sapere dallo stesso pittore che il principe aveva offeso gravemente il suo onore: era l'amante di sua moglie, li aveva sorpresi insieme e nella sparatoria Loris era rimasto ferito e Vladimiro ucciso. Fedora disperata, si toglie la vita con il veleno contenuto in una croce che le aveva regalato suo marito il giorno precedente alle nozze. Muore fra le braccia del pittore.
Gli attori sono tanti e tutti recitano bene, Mastrocinque è uno dei grandi professionisti del cinema italiano, con decine di film all'attivo, di ogni genere e distribuiti in moltissimi anni di carriera; i film più famosi di Camillo Mastrocinque resteranno comunque quelli girati con Totò nei suoi anni migliori. Il protagonista (Loris) è Amedeo Nazzari, molto adatto alla parte; oltre a Nazzari bisogna segnalare la presenza di grandi attori come Memo Benassi, Rina Morelli, Cesare Polacco. Osvaldo Valenti viene ucciso dopo venti minuti, Luisa Ferida è Fedora che avrebbe dovuto sposarlo. Memo Benassi è il padre infermo, suocero di Fedora (sua la scena iniziale), Rina Morelli è la contessa collezionista di dipinti che "scopre" Loris come pittore. Cesare Polacco impersona l'usuraio, ed è da notare che il suo nome non compare nei titoli di testa perché siamo nel 1942 e Polacco, ebreo veneziano, doveva nascondersi e lavorare sotto falso nome. Un momento molto duro per l'Italia, ma si continuava a fare cinema. Di lì a un anno sarebbe arrivato l'8 settembre 1943, data da cui comincia la rinascita dell'Italia.


martedì 25 luglio 2017

Lisa Della Casa


Lisa Della Casa (1919-2012) è stata una delle più grandi interpreti di Mozart e di Richard Strauss tra gli anni '40 e gli anni '60. Nata nel Canton Berna da padre italiano e madre bavarese, nazionalità svizzera, Lisa Della Casa iniziò alternando il cinema al canto, per poi scegliere decisamente il teatro e la sala da concerto. Fu attrice in due film svizzeri, da protagonista e con ottimi risultati: il primo è "Fuciliere Wipf " del 1938, regia di Hermann Haller e Leopold Lindtberg; il secondo è "Mir lönd nüd lugg" del 1940, regia di Hermann Haller, sempre affiancata da Paul Hubschmid come interprete maschile. Non conosco il secondo film, ma ho visto "Fuciliere Wipf" e trascrivo qui le mie impressioni.
"Fuciliere Wipf" (1938, regia di Hermann Haller e Leopold Lindtberg) è la guerra vista dalla Svizzera, cioè la guerra senza la guerra: la guardia al confine, una lunga veglia, la lontananza da casa, ma niente morti e tragedie se non quelle che toccano agli altri, ai fuggitivi che cercano di salvarsi arrivando in Svizzera ma vengono uccisi sotto gli occhi dei soldati elvetici. Qui è il confine italiano, i due fuggitivi sono cecoslovacchi: è la Grande Guerra, che in seguito verrà denominata prima guerra mondiale. Colpisce perciò, vista la data (1938) il monologo finale del soldato anziano (Heinrich Gretler) che rimprovera ai suoi commilitoni l'essersi lasciati andare, dopo anni di ozio o quasi: difendere i confini è importante, mai credere che l'esistente sia una cosa scontata, che tutto sia facile...Un lungo e appassionato discorso, proprio alla vigilia dell'invasione nazista del Belgio e dell'Olanda (1939-40), anch'essi neutrali come la Svizzera. Il contesto è quindi drammatico, il film è però quasi tutto leggero, dai toni di commedia: il giovane Reinhold Wipf, garzone di un ricco barbiere di Zurigo, è goffo e ingenuo e sta per farsi "incastrare" dalla figlia del suo datore di lavoro. Un fidanzamento ben visto dal quasi suocero, che mira anche ai diecimila franchi lasciati al giovane Wipf dalla famiglia. Wipf viene chiamato alle armi proprio nel giorno del fidanzamento ufficiale, e si becca subito una notte agli arresti perché nel trambusto della festa si è presentato in caserma in disordine. Sotto le armi il ragazzo Wipf diventerà uomo, forte e affidabile, e troverà il suo amore, una ragazza delle montagne svizzere; e con lei vivrà la sua vera vita. Il soggetto viene da una novella di Rob Faesi, "Fusilier Wipf". Protagonista è Paul Hubschmid, un bravo attore che è fisicamente una via di mezzo tra James Stewart e Gary Cooper ("Il sergente York"); il barbiere mancato suocero è Emil Hegetschweiler, la mancata sposa è Elsie Attenhoffer. Molti sono ovviamente i soldati, e tra di loro spicca Heinrich Gretler, interprete di molti altri film svizzeri importanti. La sorpresa viene però da Vreneli, la ragazza che diventerà moglie di Wipf: è Lisa Della Casa, qui molto giovane, che girerà ancora un altro film dopo questo, e poi inizierà la sua magnifica carriera da soprano. Il film è girato a Zurigo, nel Vallese, in Canton Ticino, nel Giura Bernese e nella Svizzera Orientale. (agosto 2014)
 


Oltre ai due film girati come attrice, Lisa Della Casa è presente in due memorabili registrazioni video: il Don Giovanni di Mozart del 1955 diretto da Furtwaengler (come Donna Elvira), regia di Paul Czinner, e Arabella di Richard Strauss per la tv, anno1960, direttore Joseph Keilberth. Lisa Della Casa si ritirò dalle scene nel 1973, ancora in ottime condizioni vocali.



 

domenica 23 luglio 2017

Gianna Pederzini



Gianna Pederzini, trentina di nascita, 1900-1988, mezzosoprano, è stata una delle cantanti più importanti della prima metà del Novecento. Di lei la Garzantina della Musica dice: "Esordì nel 1923 nella Forza del destino. Dotata di voce vibrante ed espressiva e di notevoli qualità sceniche, emerse in un vasto repertorio comprendente anche opere contemporanee. Memorabile la sua interpretazione di Carmen." Repertorio contemporaneo, in questo caso, significa le prime rappresentazioni di opere di Mascagni e Cilea, e di autori oggi quasi dimenticati come Alceo Toni, Primo Riccitelli e altri. Negli anni 50 Gianna Pederzini cantò alla prima di "La medium" di Menotti e nel 1957 nei "Dialoghi delle carmelitane" di Poulenc alla Scala.

Al cinema è presente con due titoli: "Il Trovatore" del 1949, versione in film dell'opera di Verdi per la regia di Carmine Gallone. Gianna Pederzini è ovviamente Azucena; con lei il tenore Gino Sinimberghi, l'attrice Vittorina Colonnello (voce di Franca Sacchi), il baritono Enrico Mascherini (che cantò il Macbeth con Maria Callas). Dirige Gabriele Santini, nel cast c'è anche Sergio Leone agli inizi di carriera, come aiuto regista.
Come attrice vera e propria Gianna Pederzini recita nel "Circolo Pickwick" adattamento televisivo del romanzo di Charles Dickens, anno1968, regia di Ugo Gregoretti: è la signorina Winterfield, un'interpretazione molto divertita. Siamo nella terza puntata (alla fine) e nella quarta (all'inizio): Mr. Pickwick, interpretato da Mario Pisu, è in un albergo e, a causa dell'oscurità, sbaglia stanza e finisce - scandalo - in quella di una signora, anzi una signorina, la signorina Winterfield, promessa sposa di un amico. Ne nasce non solo uno scandalo ma anche un processo; poi però tutto andrà a finire bene. Nelle immagini, Gianna Pederzini è con Ugo Gregoretti e con gli altri interpreti.




 

venerdì 21 luglio 2017

Plàcido Domingo


 
Ho avuto il piacere di ascoltare diverse volte Placido Domingo: lo ricordo soprattutto nell'Otello di Verdi diretto da Carlos Kleiber, con Mirella Freni e Piero Cappuccilli e nell'Ernani diretto da Riccardo Muti. La sua carriera (magnifica) è ancora in corso, sia come cantante che come direttore d'orchestra: e anche questa è una cosa che fa molto piacere perché Domingo è un'ottima persona. Non me la sento di dire molto di più su Placido Domingo, vista la sua fama internazionale e la sua popolarità anche al di fuori del mondo dell'opera; quindi passo all'elenco dei film dove appare, preso come sempre da www.imdb.com. Lascio da parte le riprese in palcoscenico, opere e concerti di canto, perché si tratta di un elenco veramente lungo: settantadue titoli! Altrettanto numerose anche le presenze in programmi tv come ospite: Domingo piace, è simpatico ed è quindi normale che l'elenco di Internet Movie Data Base sia così lungo.

Si comincia nel 1975 con la "Madama Butterfly" di Puccini, un vero film con la regia di Jean Pierre Ponnelle; con Domingo recita Mirella Freni, dirige Herbert von Karajan (ne ho già parlato per esteso su questo blog). Altri film d'opera interpretati da Domingo, girati per il cinema, sono la Carmen di Bizet per la regia di Francesco Rosi (1985, con Julia Migenes Johnson e Ruggero Raimondi), e Traviata e Otello con regia di Zeffirelli (rispettivamente 1983 e 1986). Non si tratta quindi di film come attore, ma di versioni cinematografiche di opere liriche; Domingo avrebbe certamente fatto bella figura in molti film, e forse gli sarebbe piaciuto ma è evidente che non ne ha avuto il tempo, vista la sua straordinaria carriera in teatro. Facile immaginare che abbia risposto di no a molte richieste: io lo avrei visto volentieri in qualche fantasy, magari anche nel Signore degli Anelli o fra i maghi di Harry Potter.
In tv Placido Domingo è presente come ospite in un episodio del Bill Cosby Show del 1989: una serie tv molto vista anche da noi, con il titolo “I Robinson”. Domingo ha una sua carriera anche nei cartoni animati: è apparso anche nei Simpson, ed è presente in voce anche in due film che io non conosco, "Dora l'esploratrice" del 2012 (il suo personaggio si chiama Malambruno) e "Il libro della vita" del 2014 (dove Domingo è, nientemeno, "Skeleton George").

 
Tra le molte opere registrate per la tv segnalo un altro Otello di Verdi dopo quello con Zeffirelli, diretto da George Solti (anno 1992, con Kiri Te Kanawa e Sergei Leiferkus) una Walkiria come Siegmund del 1996, con Waltraud Meier, direttore Muti; una Dama di picche di Ciaikovskij diretta da Valeri Gergiev, e un Tamerlano di Haendel diretto da Paul Mc Creesh nel 2008. Quest'estate, all'Arena di Verona, Plàcido Domingo terrà un recital con arie e scene tratte dalle zarzuelas, le operette di lingua spagnola: il punto dove comincia la sua storia personale, perchè la mamma e il papà di Plàcido erano per l'appunto cantanti di zarzuelas.




mercoledì 19 luglio 2017

Leopold Stokowski


Il nome di Leopold Stokowski, al cinema, è legato a "Fantasia" di Walt Disney: il direttore d'orchestra che stringe la mano a Topolino. In effetti, tutta la parte musicale di "Fantasia" è affidata a Stokowski; che all'inizio degli anni '40 era già un personaggio famoso di suo, non solo per la musica ma anche per la cronaca rosa, per il gossip, per tante notizie e titoli di giornale di cui era stato ed era protagonista. Un personaggio a tutto tondo, insomma.
Scorrendo la biografia di Stokowski le sorprese non mancano: tanto per cominciare era inglese, nato a Londra nel 1882. Il padre era di origini polacche, la madre irlandese. Sulle sue origini e sulla sua data e luogo di nascita circolano comunque molte versioni diverse, spesso diffuse da Stokowski stesso. Si trasferisce presto a New York, nel 1905; dirige l'orchestra di Cincinnati e poi quella di Philadelphia. A Philadelphia rimarrà come direttore stabile dal 1912 al 1936, portando la sua orchestra a diventare una delle migliori del mondo. Nel dopoguerra dirige la New York Philharmonic, poi sarà a Houston, dirigendo concerti in tutti i teatri, in Europa e in America. Morirà nel 1977. Per avere informazioni più dettagliate sull'attività direttoriale di Stokowski conviene rivolgersi a wikipedia in inglese, perché la versione italiana è molto stringata.
Nel campo sentimentale e della cronaca rosa, fece scalpore la sua relazione del 1938 con Greta Garbo, allora al massimo della notorietà; Stokowski e la grande attrice svedese vissero un'estate insieme in Italia, a Ravello. Si sposò tre volte, sempre con ricche ereditiere, e con numerosi figli; la prima moglie era una pianista, la seconda erede della Johnson & Johnson, la terza e ultima fu Gloria Vanderbilt, più giovane di lui di quasi quarant'anni.
Stokowski era organista di formazione; nasce da qui la sua versione orchestrale della "Toccata e fuga in re minore" che si ascolta in "Fantasia" di Walt Disney. E' una versione molto libera, che può piacere ma che gli ha riservato molte critiche; in effetti, Johann Sebastian Bach ne esce riconoscibile ma anche molto diverso dalle intenzioni dell'autore. Lo stesso discorso si può fare per Mussorgskij, sempre in "Fantasia"; ma alla fin dei conti si tratta di un film a cartoni animati che ha contribuito molto a far conoscere la grande musica ai bambini, e quindi bisogna riconoscere a Stokowski il merito della divulgazione (merito non da poco).
Al cinema oltre che in "Fantasia", Leopold Stokowski appare in tre film:
- "Carnegie Hall" (Sinfonie eterne, 1947), regia di E.G. Ulmer, film a carattere musicale con molti altri grandi solisti e cantanti: Lily Pons, Artur Rubinstein, Jan Peerce etc
- Cento uomini e una ragazza (idem in inglese, 1937) regia Henry Koster, con Deanna Durbin, dove impersona se stesso: la Durbin è un'aspirante musicista che vuole mettersi in contatto con lui.
- The big broadcast (1936) regia Mitchell Leisen, altro film con molte star dell'ambiente musicale, come Benny Goodman; protagonisti Jack Benny, Gracie Allen, George Burns, e altri attori comici e brillanti americani.
Leopold Stokowski appare inoltre, sotto forma di caricatura, in diversi cartoni animati di quel periodo, per esempio con Bugs Bunny: era una figura molto popolare e facilmente riconoscibile anche dai bambini, soprattutto dopo "Fantasia".


 

domenica 16 luglio 2017

Giuseppe Becce


Giuseppe Becce è stato uno dei pionieri delle colonne sonore al cinema, scrivendo musica per i film dal 1913 fino al 1939. Vicentino di Lonigo, nasce nel 1877; si trasferì a Berlino nel 1906, dove fu allievo di Arthur Nikisch e di Ferruccio Busoni. Inizia come attore, per un film sulla vita di Wagner (Becce interpreta proprio Wagner) e prosegue poi come musicista, svolgendo la sua carriera quasi sempre in Germania, scrivendo musica per registi come Lang, Murnau, Pabst, Lubitsch; con l'introduzione del sonoro continuò la sua opera collaborando con Luis Trenker e Leni Riefenstahl. Morirà a Berlino nel 1973. (qui sotto, un'immagine di Giuseppe Becce mentre interpreta Richard Wagner)
 
Negli anni '80 la TSI, Televisione Svizzera Italiana, produsse una serie di film utilizzando la propria orchestra, quella della RTSI (Radio Tv Svizzera Italiana), per restaurare la colonna sonora originale. Un lavoro bello e importante, che meriterebbe di essere riproposto.
Al termine della proiezione di "Das kabinett des doktor Caligari" i due curatori del ciclo per la TSI, Hans Jörg Pauli e Carlo Piccardi, tennero questa conversazione molto ricca di notizie e di idee; l'ho trascritta meglio che posso, e spero che la si possa integrare con altre informazioni. Non so se una copia di questa proiezione sia disponibile, nel caso penso che la cosa migliore sia chiederne notizia alla stessa TSI, Televisione Svizzera Italiana.
 

“Das Kabinett des Doktor Caligari”, regia di Robert Wiene (1920) Scritto da Hans Janowitz e Carl Mayer . Fotografia: Willi Hameister. Scenografie di Walter Röhrig, Walter Reimann, Hermann Warm. Costumi: Walter Reimann. Con Werner Krauss, Lil Dagover, Conrad Veidt, Friedrich Feher, Hans H. von Twardowski, Rudolf Lettinger, Rudolf Klein-Rogge Produzione: Erich Pommer per Decla Bioscop-Ufa Durata: 78 minuti
CARLO PICCARDI : ... il musicista è Giuseppe Becce, italiano, attivo in Germania, un compositore il cui nome è abbastanza familiare a chi si occupa di cinema. Il suo nome però non compare sulle enciclopedie musicali, quindi credo che abbisogni di un commento particolare.

HANS JÖRG PAULI: Giuseppe Becce aveva intenzione di fare strada nelle sale da concerto, di comporre sinfonie e opere liriche, però poi per uno strano caso dal 1913 ha trovato uno sbocco per il suo talento nel cinema tedesco. Ha iniziato la sua carriera come attore interpretando Richard Wagner nella biografia filmata di Wagner uscita in Germania nel 1913 (...) Già in questo momento, facendo l'attore, Becce si poneva il problema della musica; gli eredi di Wagner non consentivano l'uso di brani wagneriani per questa biografia filmata, così Becce stesso compose la musica, "wagnerizzando" un pochettino. Fece così le sue prime esperienze nel cinema, e qui conobbe Messter, il produttore che già negli anni 1907-1908 aveva iniziato i primi tentativi di cinema sonoro. Becce è poi diventato l'assistente e l'esperto musicale di Messter per il primo cinema sonoro tedesco, cinema sonoro per così dire "avant la lettre" che durò dal 1907 circa fino al 1915-16; in seguito ha iniziato una carriera come compositore e anche come direttore d'orchestra nelle sale del cinema muto. Becce è soprattutto conosciuto ed importante per quella collana chiamata Kinoteque (...) una collana di brani musicali, di pezzi di carattere, della durata di due o tre minuti ognuno abbinati a certi tipi standard di scene filmate. C'era l'inseguimento, la fuga, l'angoscia, il momento lirico, gli elementi della natura, il grottesco, eccetera; tutto quello che fa parte del repertorio del film commerciale. E così per ognuna di queste scene Becce scrisse pezzi musicali intercambiabili e dunque da usare non solo in un determinato film ma da mettere insieme secondo le esigenze delle dozzine o centinaia di film che uscivano in questo periodo.
PICCARDI: Questa Kinoteque ebbe due edizioni e fu molto diffusa, non solo in Germania ma anche all'estero; probabilmente era l'antologia più vasta.
PAULI: La più conosciuta e la più vasta, che diede poi la base per il celebre Handbuch del 1927, dove sono indicati più di tremila titoli per l'uso cinematografico.
PICCARDI: Dove i brani non sono tutti di Becce; sappiamo che l'abitudine era di compilare musiche pre esistenti, e questo fu anche il caso dell'accompagnamento musicale alla prima rappresentazione del Caligari, che avvenne a Berlino nel 1920, esattamente il 25 febbraio alla Marmor Haus dove si ricorda, questo è risaputo, che la colonna sonora era composta da brani di Schubert, Rossini, Bellini, Donizetti.
PAULI: E anche Beethoven.
PICCARDI: E addirittura delle canzoni, come "Frau Luna" di Paul Linke: questo per dare l'impressione delle abitudini di allora. Questa colonna sonora ebbe però un destino particolare in quanto il film, nato nel clima culturale espressionista, aveva creato delle aspettative per cui il pubblico pare che avesse reagito male a questa dozzinale colonna sonora, e il produttore Erich Pommer ritirò subito la musica e chiese a Becce di comporre qualcosa di più adatto. Nacque così una colonna sonora che corrispondeva più o meno a quello che vi abbiamo proposto questa sera. Una colonna sonora che è stata persa in quanto tale, quella di Becce; si sono salvati sicuramente questi quattro brani che si trovano nella Kinoteque, di cui abbiamo anche i titoli: Lotta, Aiuto aiuto, Spettri, e Notte misteriosa. Titoli di brani di carattere che Becce evidentemente mise nella Kinotheque anche per un uso in altri film. Su questa base, come abbiamo detto, Lothar Prox (?) ha tentato la ricostruzione della colonna originale utilizzando anche altri brani della Kinotheque, soprattutto quelli più generici come "Il mercato" e le situazioni di folla, e una suite composta da Becce nel 1929 (quindi non particolarmente concepita per il film) dal titolo "De profundis", che nei vari brani in cui si articola rivela una sintomatica parentela con il Caligari, infatti i sottotitoli sono: Lavoro forzato, Visioni di un pazzo, Disperato, Passando davanti a tombe abbandonate, Tortura. Quindi sembra proprio che questa esperienza del Caligari abbia lasciato un segno nella memoria di Becce, che poi ha ripensato il tutto in questa suite di cui noi abbiamo riutilizzato i brani in questa colonna sonora. A questo punto però occorrerebbe anche un giudizio su questa compilazione. Che valore possiamo dare al tentativo che abbiamo presentato questa sera?

PAULI: Per dire due parole molto personali, a me piace; credo che sia molto funzionale. Ci sono due o tre cose su cui discutere, mi son chiesto per esempio perché questa musica dell'inizio nel manicomio, che viene riproposta alla fine, e che dunque fa da cornice, si ritrovi anche all'interno dove c'è un accenno all'amore fra la donna e uno dei due ragazzi, quello che poi verrà assassinato; è un brano che si trova nella Kinotheque e si chiama "In un giardino incantato", dal terzo volume della Kinotheque. Mi sono chiesto perchè c'è questa ripetizione, ma questi sono dettagli che si possono discutere in ogni compilazione. Mi pare che si vedano due cose, in questa compilazione: la prima è il vantaggio se tutto il materiale è scritto dallo stesso compositore, c'è una certa unità di stile, unità di gesti, eccetera. La seconda cosa è esattamente la stessa però con connotazioni negative: il fatto è che lo stile di Becce si basa su una gestualità quasi uniforme su un'armonia basata sulla triade aumentata do-mi-sol-sol diesis o sull'accordo di settima diminuito; dunque è un linguaggio così fatto di cliché che man mano diventa prevedibile, dunque l'ascoltatore o lo spettatore si stanca.
PICCARDI: Sarebbe pensabile allora un'altra musica?
PAULI: Esistono altre compilazioni, per esempio quando questo Caligari è stato proiettato a New York presso il Capitol Theatre, che era famoso per l'accuratezza dell'accompagnamento musicale, una grande orchestra con un organico di ottanta musicisti, suonarono parte di "Thill Eulenspiegel" di Richard Strauss, parti di "Prelude à l'apres midi d'un faune" di Debussy e brani di Prokofiev, di Stravinskij e di Schoenberg. Dunque l'avanguardia musicale per questa avanguardia cinematografica: scelta però perché è il racconto di un pazzo, dunque "si può usare la musica di questi pazzi modernisti", all'epoca ritenuti pazzi dal grosso pubblico, "senza offendere il grosso pubblico". Sempre lo stesso discorso. (Pauli si riferisce allo "scandalo" per la prima di Le sacre du printemps, dello stesso periodo, e altro)

PICCARDI: Ispirandosi sicuramente a questa esperienza particolare, perché fu un'eccezione questa di New York di usare compositori d'avanguardia per il cinematografo, data la caratteristica del film, questa pellicola ha ispirato altri tentativi di ricostruzione. Ce ne sono di anni recenti, di compositori d'avanguardia di oggi, una in particolare firmata da Peter Hamel, che evidentemente segue la stessa linea però rivendicando in questo caso la legittimità di una musica d'avanguardia per un film d'avanguardia; e qui credo che bisognerà fare attenzione perché si può creare una certa imprecisione. Credo che possiamo essere d'accordo che il film, pur essendo catalogabile in quest'ambito estetico espressionista, non è comunque un film d'avanguardia ma era un film concepito da un'industria cinematografica come era quella tedesca in quegli anni, cioè per un pubblico piuttosto vasto; e non è da sottovalutare il fatto che fu allestito nel 1919 quando la stagione dell'espressionismo era già trascorsa, era già archiviata direi addirittura. O, se vogliamo, quando le testimonianze dell'espressionismo erano già state assimilate. Quindi direi che nonostante tutto, per concludere, anche se forse Schoenberg in quel momento si sposava abbastanza bene con queste immagini a New York nel 1920, o se un compositore moderno può fare qualcosa che è compatibile ancora con questa rappresentazione deforme della realtà, forse Becce nonostante tutto si adatta meglio perché corrisponde di più all'aspettativa del pubblico, un pubblico che voleva essere solleticato da questa esperienza d'avanguardia ma che non voleva perdere quella facilità di accesso all'espressione cinematografica che la musica di Becce, moderatamente romantica, aiutava in quel caso.
(Hans Jörg Pauli e Carlo Piccardi, per la proiezione tv del 1988 alla TSI, Televisione Svizzera Italiana) (nelle immagini, Giuseppe Becce nei panni di Wagner, e fotogrammi da "Das kabinett des doktor Caligari; qui sotto, Conrad Veidt e Rudolf Klein Rogge come protagonisti del Caligari)



 

venerdì 14 luglio 2017

Wagner 1913 (Becce)


 
Richard Wagner (1913) Regia di Carl Froelich e William Wauer. Scritto da William Wauer. Produzione Messter Film Berlino. Musiche di Giuseppe Becce, con citazioni da Mozart, Rossini e Wagner, a cura di Bernd Schultes. Deutsche Staats Philharmonie Rheinland-Pfalz dir. Frank Strobel. (Eye Film Institute Amsterdam, FW Murnau Stiftung Wiesbaden; restauro a cura Haghefilm Amsterdam) Interpreti: Giuseppe Becce (Wagner), Manny Ziener (Minna), Olga Engl (Cosima), Ernst Reicher (Ludwig II), Miriam Horwitz (Mathilde Wesendonck). Durata: 1h44'
 
Nel 1913 ricorre il centenario della nascita di Richard Wagner, e il cinema (appena nato o quasi) lo festeggia con un film biografico; nel 2013, per il bicentenario, il film verrà restaurato e trasmesso da Art'e, che organizza per l'occasione una proiezione cinematografica con orchestra, come si usava nei cinema già ad inizio Novecento. E' ancora oggi un buon film, ben scritto e visibile con piacere, che ripercorre con correttezza la vita di Richard Wagner. La musica originale del film non è però di Richard Wagner, perchè gli eredi del compositore misero il veto all'utilizzo di brani wagneriani. Una cosa un po' strana, perché leggendo "L'opera d'arte dell'avvenire" e altri testi di Wagner il pensiero corre subito al cinema (l'orchestra invisibile, come a Bayreuth, e le didascalie dei suoi libretti che disegnano scenografie impossibili a teatro ma possibili al cinema...), ma così è andata. I produttori del film si rivolsero dunque, per le musiche, all'attore che impersonava Wagner, e che era anche musicista: il vicentino Giuseppe Becce. Becce recita come attore solo in questo film e in un altro dello stesso anno, e in seguito abbandonerà la recitazione e si dedicherà completamente alla musica per film, lavorando per il cinema fino agli anni '50. Come attore Becce è molto bravo e credibile, il suo Wagner piace e convince ed è molto divertente l'uso della musica fatto da Becce, con inserti da Mozart, Rossini e brevissime citazioni da Wagner (quel poco che era possibile fare, non avendo accesso agli originali). Nel riassunto del film che sto per fare qui sotto userò per comodità la dizione "colonna sonora": va ricordato che la colonna sonora vera e propria fa parte solo del cinema sonoro (è la "colonna" che scorre di fianco ai fotogrammi). La versione di Art'e (visibile su youtube) dura 1h44', esiste un'altra versione su youtube che dura venti minuti di meno.
Sono molto interessanti le riprese in teatro, quasi sempre viste da un palco; oggi possono sembrare rudimentali ma se si pensa alla data in cui fu realizzato il film, a solo diciotto anni dalla proiezione dei Lumière, viene spontaneo rendere omaggio alla bravura tecnica dei registi del film, Carl Froelich e William Wauer.

Si inizia con un busto di Wagner che ruota su se stesso, fermandosi sul profilo; vediamo poi Wagner a otto anni, con il patrigno che spera che abbia talento per la musica. Wagner bambino suona "Ein mädchen oder weibchen" dal Flauto Magico, poi ascoltiamo in orchestra le danze dal Don Giovanni, accenni alle sinfonie di Mozart, "Eine kleine Nachtmusik". La scelta musicale di Giuseppe Becce per descrivere l'infanzia di Wagner è quindi Mozart.
Nel 1834 Richard Wagner conosce e sposa Minna; nel 1836 arrivano i primi debiti per arredare la casa. I debiti saranno la costante nella vita di Richard Wagner.
Nel 1838 Wagner è a Riga, per il suo primo impiego stabile; avendo uno stipendio fisso comincia a spendere troppo e ha grossi problemi con i creditori. Qui Becce mette Rossini, "La gazza ladra" in prova d'orchestra con Wagner che dirige, e poi "zitti zitti piano piano" dal Barbiere di Siviglia per la fuga rocambolesca dei Wagner dai creditori.
Nel 1839 Wagner è a Parigi, e il viaggio per mare da Riga ispira "L'Olandese Volante"; Becce ne fa citazione nella colonna sonora (poche battute, ma bastano per identificare l'opera). A Parigi Wagner scrive il Rienzi; Meyerbeer gli scrive una lettera di raccomandazione (nel film Meyerbeer appare annoiato ma gentile) per l'Opera, ma la raccomandazione non avrà effetto. Wagner si reca quindi da Liszt (che appare molto più alto di lui); sta scrivendo Der Fliegende Holländer, nel frattempo litiga con Minna, non ha soldi per la legna del camino e rompe la sedia per scaldarsi. Temi da Der Fliegende Holländer in colonna sonora.

 
Nel 1842 il "Rienzi" è accettato a Dresda: gliene dà notizia da Lipsia il cognato Brockhaus, aggiungendo che ci sono anche dei soldi come anticipo. Wagner è contento e fa la pace con Minna. A Dresda ci sarà grande successo per Rienzi (si vedono scene in palcoscenico, con Wagner nel palco) e Wagner va a prendere gli applausi con i cantanti.
Al minuto 39, Wagner ha trent'anni ed è kapellmeister a Dresda; ricomincia a spendere e fare debiti. Becce mette in colonna sonora la Sinfonia Pastorale di Beethoven.
Nel 1843 c'è il fiasco per Der Fliegende Holländer (temi da Der Fliegende Holländer in colonna sonora); ne vediamo scene in palcoscenico, come per Rienzi.
Al minuto 42 Wagner fa il bagno (dietro la tenda) e così nasce il Tannhäuser. Arrivano ancora i creditori, che lo interrompono mentre compone. Becce mette temi di Beethoven in colonna sonora.
Al minuto 46 Wagner viene chiamato a rapporto dall'intendente del Re; si è creato molte antipatie, "si crede di essere meglio di Meyerbeer". Gli viene mostrata una lettera del re, firmata Augustus Rex, in cui si chiedono le sue dimissioni.
Nel 1845, va male anche la prima del Tannhäuser; ne vediamo scene in palcoscenico e il pubblico che scuote la testa e se ne va. Becce mette cenni della musica del Tannhäuser nella colonna sonora.


Al minuto 48, Wagner incontra l'anarchico Bakunin (con la Marsigliese di sottofondo), poi Bakunin esce tra la folla in compagnia di Wagner. Wagner tiene un comizio a favore di Bakunin; seguono i moti del 1849 a Dresda, le barricate. Becce mette l'ouverture del "Guglielmo Tell" di Rossini. Wagner riesce fortunosamente a sfuggire all'arresto, ma è ricercato. Al minuto 55, a Weimar, Liszt aiuta Wagner a fuggire in Svizzera (ascoltiamo ancora la Marsigliese). Vediamo il mandato d'arresto per Wagner affisso per le strade a Dresda.
Nel 1852, a Zurigo, Wagner recita il poema dei Nibelunghi agli amici; nelle immagini del film ne vediamo alcune scene: Wotan con Loge e Alberich (quella dell'elmo, che però è un berretto, come nella leggenda originale e come sarà nel film di Fritz Lang dieci anni dopo), il risveglio di Brunilde dal Sigfrido, Wotan con Erda, il funerale di Sigfrido. Becce in colonna sonora imita i temi wagneriani, senza vere e proprie citazioni tranne la morte di Sigfrido che è ben riconoscibile (poche note, come sempre). E' da notare il lavoro molto intelligente fatto da Becce sulla musica di Wagner.
A 1h04' troviamo Mathilde Wesendonck e la nascita del Tristano; Minna però è gelosa e fa scenate. Il marito di Mathilde interviene, vediamo una scena a quattro dove Minna deve ritirarsi perchè il marito della Wesendonck, presenti anche Wagner e Mathilde, spiega che non c'è niente da nascondere e che la dedica sulla partitura è davvero poca cosa. Alla fine della spiegazione, Herr Wesendonck stringe la mano al musicista facendo capire che non tiene conto dei sospetti su Wagner e Mathilde denunciati da Minna.
 
Nel 1858 Wagner divorzia da Minna; la didascalia dice che il musicista resta in solitudine e vive solo per il suo lavoro, ma nella realtà Wagner aveva già iniziato la sua relazione con Cosima.
A 1h10' Wagner è a Stoccarda, dove nel 1864 riceve un messaggio da Ludwig II di Baviera che lo invita alla sua corte. A 1h14' Wagner è a Monaco di Baviera, dove "ministri e gesuiti" tentano di comperarsi ("to bribe" nella didascalia inglese) il suo favore, cercando anche di coinvolgere Wagner nella fondazione di una banca cattolica, ma Wagner non firma.
Nel 1865 la prima rappresentazione del "Tristano" a Monaco, al Residenz Theater. Vediamo la prova generale a cui assiste solo Ludwig. Ministri e gesuiti continuano a tramare contro Wagner, bersaglio facile per le sue spese folli finanziate dal re con denaro pubblico. Pfistermeier, ministro di Ludwig, fa pagare Wagner in monete e banconote di piccolo taglio, con pacchi voluminosi e ben visibili, così il popolo vede la consegna e protesta per lo sperpero. A Wagner vengono anche rimproverate le barricate di Dresda, lo si chiama spia. Quarantamila cittadini firmano una petizione contro Wagner, e Ludwig si fa convincere ad allontanarlo dalla Baviera; però gli scrive una lunga lettera di scuse. Ludwig ha il busto di Wagner sulla scrivania. Qui Becce usa musica di sua composizione, musica originale scritta per il film, che ricorda molto Puccini nell'orchestrazione
A 1h29 Wagner è a Lucerna, dove scrive i Maestri Cantori; "vede" i personaggi come un'allucinazione (Pirandello?) Riceve la visita di Ludwig, che vediamo arrivare in una barca con davanti un cigno (ma non è il cigno a trainare la barca, è solo un'impressione). Wagner viene presentato come anziano e malato, Ludwig invece è prestante e giovane, non c'è nessun segno della follia di Ludwig in questo film.
A 1h33 vediamo finalmente Cosima, alternata con le immagini di Brunilde nel "Sigfrido" già viste in precedenza.

 
Nel 1873-75 arriva il progetto di Bayreuth, un nuovo teatro costruito appositamente per Wagner e finanziato da Ludwig. A 1h35 il Festspielhaus di Bayreuth è pronto; vediamo Wagner a Villa Wahnfried. Nel 1876 viene rappresentato il ciclo dei Nibelunghi a Bayreuth, presenti Wilhelm I di Prussia e Ludwig II di Baviera. Nel 1882 c'è la prima rappresentazione del Parsifal, destinato a essere rappresentato solo a Bayreuth. Wagner presenta a Ludwig la moglie Cosima e i tre figli; vediamo alcune scene del Parsifal: Amfortas risanato dalla lancia, il Graal, lo svenimento di Kundry. Il 13 febbraio 1883 Wagner muore a Venezia; Becce sceglie l'Eroica di Beethoven.
Nel finale, con una bella idea registica, uno alla volta i suoi personaggi rendono omaggio a Wagner. L'ultimo ad apparire è Sigfrido.
 

martedì 11 luglio 2017

L'assassinat du duc de Guise


L'assassinat du duc de Guise (1908). Regia di André Calmette e Charles Le Bargy. Musiche di Camille Saint Saens. Interpreti: Albert Lambert (il duca), Charles Le Bargy (il Re), Gabrielle Robinne (marchesa). Durata: 15 minuti

"L'assassinio del duca di Guisa"è il primo film ad aver avuto musica scritta appositamente per il film da un grande compositore. Siamo nel 1908, il cinema esiste da poco più di dodici anni (la proiezione pubblica dei Lumière è del 1895) e il compositore in questione è Camille Saint-Saëns . Saint-Saëns, nato nel 1835 (morirà nel 1921), ha composto musica di ogni genere: opere, sinfonie, musica da camera, musica sacra; tra le sue composizioni più celebri l'opera "Sansone e Dalila" (1877) e il "Carnevale degli animali" (1886). "L'assassinat du duc de Guise" nel catalogo di Saint-Saëns è indicato come op.127.

 
Il soggetto del film è storico: nel 1588 il re Enrico III di Francia ama la marchesa di Noirmoutiers; suo rivale in amore è il Duca di Guisa. Il re farà uccidere il rivale più fortunato; all'inizio avevamo visto la marchesa mettere in guardia il Duca, che però non prende sul serio la minaccia. Con la morte del Duca termina il film, che dura 15 minuti ed è ben fatto e ben recitato. Protagonista femminile è Gabrielle Robinne, attrice molto celebre in quegli anni, che alternò il teatro (alla Comédie Française) con il cinema (debuttò con Segundo de Chomon, diventando una delle primissime dive dello schermo); il re è interpretato da uno dei due registi, Charles Le Bargy. Il duca, molto prestante, è Albert Lambert.


Nel 1908 il cinema si muove ancora intorno a Georges Méliès e alle sue magie; non sono ancora arrivati i grandi kolossal ("Cabiria" di Pastrone è del 1914, "The birth of a Nation" di Griffith è del 1915), il primo film di Charlie Chaplin è del 1914. Il soggetto storico, e l'attualità, sono comunque ben presenti nel cinema fin dagli inizi, già con Méliès che girò film (quasi cinegiornali) raccontando con attori il caso Dreyfus e l'incoronazione di Edoardo VII (quest'ultimo nel 1902).


"L'assassinat du duc de Guise" è presente su youtube in molte versioni, quindi è bene fare attenzione di scegliere una di quelle giuste: basterà ascoltare poche note iniziali per capire che cosa si sta ascoltando, l'orchestra di Camille Saint-Saëns non è mai banale. In uno di questi filmati si vede l'orchestra sotto al palcoscenico, come accadeva anche nel 1908; tutto molto bello, purtroppo però nelle immagini il film è relegato sullo sfondo ed è quindi poco visibile. Per quanto mi riguarda (parere personalissimo) la partitura non mi sembra particolarmente memorabile, direi proprio che Saint-Saëns ha scritto cose migliori. Rimane comunque l'unica partitura da lui scritta per il cinema.

 

domenica 9 luglio 2017

La Favorita (1952)


La favorita (1952) Regia di Cesare Barlacchi. Dall'opera di Gaetano Donizetti. Fotografia di Massimo Dallamano (Ferrania Pancro C7). Interpreti: Sofia Lazzaro (voce di Palmira Vitali Martini, Eleonora), Gino Sinimberghi (voce di Piero Sardelli?, Fernando), Paolo Silveri (re di Castiglia), Franca Tamantini (voce di Miriam Di Gioia?, Ines), Alfredo Colella (Baldassarre, anche voce), Giorgio Costantini (ufficiale del re, voce di Nino Russo?). Direttore d'orchestra Nicola Rucci. Orchestra Organizzazione Rizzi. Balletto Opera di Roma, coreografo Guglielmo Morresi. Costumi Ditta Ferroni. Carla Ragionieri assistente regia. Durata: 1h15'

"La Favorita" di Cesare Barlacchi (1952) rischia di rimanere famoso solo per la presenza di Sofia Loren come protagonista (doppiata da una vera cantante). All'inizio della sua carriera, la Loren usò dapprima il suo vero cognome, Scicolone, e poi alcuni pseudonimi come appunto questo Sofia Lazzaro, per poi diventare definitivamente Sophia Loren. Nel repertorio operistico della Loren c'è anche un'Aida, pochi mesi dopo questa "Favorita"; il grande successo arriverà nel 1954-55, con Blasetti e con Vittorio De Sica. L'opera di Donizetti è famosa e contiene musica molto bella; il libretto è spesso poco comprensibile e nel film è quindi benvenuta la voce del narratore fuori campo, che spiega bene tanti dettagli altrimenti poco comprensibili. Il soggetto è quello del giovane che si innamora di una ragazza senza sapere che quella ragazza è la favorita del Re di Castiglia; il giovane è valoroso e si guadagna benemerenze sul campo di battaglia, così che il Re gliela concede in sposa. Dopo il matrimonio, il giovane scoprirà la verità sentendosi beffeggiato dai cortigiani. Il finale è tragico; il soggetto verò ripreso da Offenbach con l'operetta "La Périchole" (con Offenbach c'è il lieto fine, e anche tanta altra bella musica da conoscere).
 
Su questo film, e sulla regia di Cesare Barlacchi, bisognerà dare indicazioni contrastanti: la parte operistica è irritante, quasi parodistica, invece il resto non è male, un buon film d'avventura con un'ottima fotografia (di Massimo Dallamano, in bianco e nero) e scene di guerra in esterni, con cavalli e cavalieri, molto ben fatte. Le coreografie, peraltro non brutte, mostrano danze di turchi e amazzoni, con turbanti e roteare di scimitarre e con precisi dettagli delle ballerine in primo piano, roba da night o da varietà ma che comunque aveva un suo scopo e che tutto sommato non dispiace.
La compagnia di canto non è delle migliori, bravi comunque il baritono Paolo Silveri e il basso Alfredo Colella; ad essere irritante è la voce della cantante applicata a Sofia Loren. Il sincrono c'è, ma l'insieme è del tutto improbabile (forse non era così all'uscita del film, ma la voce della Loren ormai la conosciamo benissimo...). Tutti recitano comunque bene, spenderei una parola per l'attrice Franca Tamantini (Ines), molto convincente nel suo ruolo.
 

Alcune arie di Donizetti sono tra le mie preferite: "Vien Leonora", "Splendon più belle", "Spirto gentil", e altre ancora; difficile comunque togliersi dalla memoria le tante registrazioni e gli ascolti dal vivo. Soprattutto il tenore (le indicazioni in merito sono poco precise, dovrebbe essere la voce di Piero Sardelli che doppia l'altro tenore Gino Sinimberghi, qui usato solo come attore) non riesce a rendere bene l'idea di che cosa sia la sua parte; per chi fosse interessato consiglierei le registrazioni di Aureliano Pertile, di Tito Schipa, di Alfredo Kraus, di Pavarotti... (la lista completa sarebbe lunghissima). Interessante la messa in scena di "Spirto gentil" nel finale, come riassunto di ciò che è successo, montando in sequenza brani dalle scene precedenti (direi una buona idea). Nel complesso, un film più che dimenticabile ma che ha comunque i suoi pregi.