lunedì 1 maggio 2017

Armonie di Werckmeister ( III )


Armonie di Werckmeister (2000) Regia di Bela Tarr. Scritto da Laszlo Krasznahorkay, Bela Tarr, Agnes Hranitzky. Montaggio di Agnes Hranitzk. Musica: Mihàly Vig. Fotografia: diversi operatori. Interpreti: Lars Rudolph, Peter Fitz, Hanna Schygulla, e altri attori ungheresi. Durata: 145 minuti

3.
Janos mostra al signor Eszter la valigia, e spiega le minacce di sua moglie. Eszter dice pacato che non ha intenzione di fare niente, Janos con dolcezza lo convince che la signora Tünde fa sul serio, che è meglio uscire; in due ore si può sbrigare tutto e poi la vita continuerà come prima, senza più disturbi.
I due escono di casa insieme; a 1h07 incontrano conoscenti che si lamentano del caos, e vedono la balena come simbolo del male, bisogna "agire per ristabilire l'ordine". Eszter è insofferente, ma li ascolta e si rende disponibile. In precedenza, Janos aveva detto a Eszter che la balena è una cosa da vedere, che non c'era da aver paura. Il signor Eszter dice: "non dobbiamo perdere la testa altrimenti l'orrore che ci circonda avrà la meglio su di noi"
 
 
Qui Janos lascia il signor Eszter con i conoscenti, e va al ristorante per prendere il pranzo (con il pentolino multi-gamella); la cuoca gli parla ancora di ciò che succede. Janos esce con il pranzo, la cuoca e il portinaio si baciano. Janos è in strada con il signor Eszter, gli dice che deve andare a vedere la balena, lui dice che si può fare anche domani, non c'è fretta; bisogna invece che Janos vada dalla signora Tünde, e lo congeda. Janos arriva alla piazza, riceve minacce, è impaurito. "L'esibizione del principe è rinviata" dice l'impresario della balena, e chiude il botteghino.


A 1h16 Janos è a casa della signora Tünde, dove un uomo fuori campo (è il capo della polizia, ubriaco) impreca contro la balena e contro gli insorti, "farò sparare sulla folla, manderò i blindati". La signora Tünde manda Janos a casa del capo della polizia, per "mettere a letto i bambini", e poi dovrà tornare da lei per riferire su ciò che succede. Janos esce. Vediamo il capo della polizia seduto sul letto, ubriaco, una pistola in mano, la marcia Radetzky a tutto volume (Austria-Ungheria?), lui e signora Tünde danzano goffamente (lui è ubriaco, lei no).
 

A 1h23 Janos arriva a casa del capo della polizia, i bambini sono due e sono scatenati, non vogliono andare a dormire, continua la marcia Radetzky ma da lontano, è un disco rotto che si incanta. I bambini fanno di tutto, Janos sconsolato li lascia. A 1h26 Janos in strada incontra il suo vicino Lajos, il calzolaio. Lajos è preoccupato, chiede a Janos cosa fa in strada, gli dice "non è cosa per noi" e lo invita a essere prudente. In strada ci sono dei fuochi, sulla piazza molti uomini (niente donne) che li presidiano. Janos chiede sottovoce se si può entrare dalla balena e riceve una rispostaccia: cosa gli viene mai in mente in questi momenti?
A 1h30 Janos entra dalla balena, di nascosto. "hai visto quanti guai hai combinato? eppure è da tanto tempo che non puoi far del male a nessuno...". Poi sente due voci, e va a vedere: l'impresario della balena e l'interprete del principe litigano, il principe è fuori controllo, arringa la folla, incita alla violenza. Non vediamo mai il principe (un nano?), che parla in una lingua che non è l'ungherese e ha bisogno di traduzione (un nazista?) L'interprete, un uomo alto e robusto, minaccioso, traduce come se sapesse già tutto a memoria, non c'è nemmeno bisogno di ascoltare. L'impresario si toglie di mezzo, che vadano per la loro strada, lui non ne vuole sapere più niente. Janos corre fuori spaventato.
A 1h36 cannoni, lampi di bombe lontane, l'incendio è iniziato; Janos è in strada. A 1h38 inizia la marcia degli uomini che prima erano in piazza, ascoltiamo solo il rumore dei loro passi. (una lunga sequenza, che ricorda Metropolis di Fritz Lang) E' buio, l'eclissi di cui si parlava all'inizio? (ricordi anche di Tadeusz Kantor)


A 1h42 la marcia trova la sua meta, un ospedale, i bagni, i letti con i malati (un ospizio, un manicomio, una caserma?). Gli uomini irrompono e spaccano tutto, buttano giù le persone dai letti, vanno in ogni stanza, si fermano solo davanti a un uomo molto anziano in una vasca. Poi inizia la musica. Gli uomini si fermano davanti all'anziano impaurito, tornano indietro, tutti se ne vanno. (Una violenza del tutto insensata). A 1h53 Janos è da solo nell'ospedale vuoto, tra i mobili rovesciati, nel bianco del palazzo. Seduto per terra, legge da un libro abbandonato i discorsi come quelli del principe, incitazioni alla violenza, discorsi folli. Poi si alza e torna in strada, dove suona una sirena d'allarme. Un carro armato è in strada, molti militari e con loro la signora Tünde. Janos si allontana, ma trova Lajos morto, in terra, sulla strada.
 
 
 
A 2h00 Janos è a casa, trova la moglie di Lajos ma non riesce a dirle cosa è successo. La signora Harrer gli dice che sono già venuti a cercarlo: "hanno il tuo nome sulla lista"  "ma io non ho fatto niente", lo spinge a correre lontano, verso i binari, a nascondersi. Poi Janos corre sui binari, un elicottero gira sopra di lui.
A 2h07 siamo nell'ospedale vuoto, Janos è in camicia da notte, ricoverato, seduto su un letto, come assente, lo sguardo nel vuoto. Accanto a lui il signor Eszter che cerca di rassicurarlo, tornerà presto a casa, gli sta preparando un letto e i vestiti. Dice anche che ha accordato il pianoforte "come un pianoforte qualsiasi". Nulla ha più importanza, nulla più. Il signor Eszter raccoglie il contenitore per il pranzo (ora deve farlo da solo, Janos non è in condizione di farlo) ed esce sulla strada. Arriva sulla piazza: il container è stato sfasciato, la balena è visibile e abbandonata. Musica. Il signor Eszter guarda la balena, poi si allontana; la piazza è vuota, c'è foschia, nessuno intorno.

 
 
Alla mia prima visione di "Armonie di Werckmeister" mi ero segnato solo un breve appunto, questo: «E’ un film che mi ha colpito molto ma del quale ho capito poco, per via dei miei limiti di cultura musicale. Mi segno ancora la balena gigante esposta nella fiera, e il principe nano che fa discorsi da Hitler (la cultura è ingombrante, dà fastidio e puzza?) (la fede nel Mistero, e il Male sotterraneo?); e poi ancora la signora Tunde, cioè la moglie del Musicista, che si tira da parte e va a vivere da sola (con il capo della polizia!) allo scopo di consentire al Musicista di vivere con la sua Arte.»
Tento adesso una mia lettura, e la riporto qui per quel che vale (con molte scuse all'Autore): la balena è il simbolo di ciò che è grande e bello (la creazione del Signore, e in genere la Natura), o meglio di ciò che è stato grande e bello, e ora è considerato solo ingombrante, anche perché gli è stata tolta la vita. La gente non capisce, trova quel corpo assurdo e inquietante (come la Cultura, la Scienza, l'istruzione in generale: Darwin, Giordano Bruno, Galileo, e oggi). A ciò che è grande e bello, o a ciò che è stato grande e bello, si appiccica il principe con i suoi discorsi che incitano alla violenza (come fece Stalin con il comunismo? o come fece il nazismo con la grande tradizione tedesca, Beethoven e Brahms inclusi?). Janos soffre di questa situazione, soffre come lo Stalker di Tarkovskij anche se è persona più semplice dello Stalker, quasi un principe Myskin ma di estrazione operaia.

Il signor Eszter vive come un'oppressione il Sistema Temperato, alla fine (dopo le violenze e il "ristabilimento dell'ordine") tornerà ad accordare il pianoforte "in modo normale", cioè come fanno tutti, senza più pensieri di ordine divino o trascendente. Janos alla fine è esausto, forse impazzito, senza più forze: e in questo è davvero molto simile al principe Myskin di Dostoevskij, che termina in casa di cura i suoi giorni, non sopportando la violenza e la grossolanità degli altri.
Alla fine, il signor Eszter contemplerà la balena messa a nudo dalla violenza, enorme corpo devastato, abbandonato a se stesso. La violenza dei marciatori è del tutto insensata, non va a colpire la causa del male ma un ospedale, una casa di riposo (vedi Grillo, i forconi, la Lega Nord...) e in questo fa il gioco della repressione, già pronta fin da prima che tutto cominci, aspettavano solo una scusa per partire. L'elicottero che gira sopra la testa di Janos è Orwell, è Huxley, è il moderno drone che non ha nemmeno più bisogno di un pilota. Per la follia finale del protagonista si pensa anche a "Brazil" di Terry Gilliam, cioè ancora a Orwell 1984.
L'epoca non è specificata, difficile dire se si tratti degli anni 50 o 60 o inizio 70, anche se trattandosi dell'Ungheria il pensiero corre subito al 1956; ma anche questo potrebbe essere un depistaggio, l'argomento è di quelli che purtroppo non hanno data né scadenza né provenienza politica o religiosa. Anche al di là delle parole e delle apparenze, la dittatura è dittatura e basta, l'ignoranza e la violenza cercano maschere politiche o religiose ma sono sempre fini a se stesse. Rimangono i sogni infranti, l'inevitabile naufragio delle persone migliori, la follia e la violenza insensata dei militari.
 

Dal punto di vista tecnico e narrativo, Bela Tarr fa tutto quello che nelle scuole di cinema sconsigliano e che i produttori evitano come la peste; di conseguenza è grande, epico, fuori dal tempo, classico e senza tempo. Bela Tarr se ne infischia dei tempi pubblicitari, ed essendo molto preparato tecnicamente (oppure appoggiandosi a tecnici preparati, come facevano Welles e Fellini) inventa dei capolavori inusuali per questo inizio di millennio: pensa in grande, e non in piccolo. Si può fare anche con un budget limitato, e il cinema di Bela Tarr ne è la dimostrazione. Il film è girato in un bianco e nero leggermente virato al verde, come nelle sequenze iniziali e finali di "Stalker" di Tarkovskij, come nel cinema muto, degno erede di Dreyer e di Murnau e del Caligari, di Griffith e dei grandi visionari del cinema.
Va ricordato soprattutto l’inizio meraviglioso: la riflessione su morte e vita fatta dentro un bar, tra ubriachi, col sole fisso a girare su se stesso e Terra e Luna che gli girano intorno; e l’eclissi, quando si ferma tutto e c’è freddo e buio, ma è solo un attimo e poi riprende la vita. Il finale sembra contraddire la visione iniziale di Valuska, ma forse anche questo momento che viviamo è solo un attimo di quell'eclissi, e poi tornerà la luce.


 

1 commento:

  1. una sequenza paragonabile a quella che si vede qui è in un film di Sergej Bondarciuk, "Dieci giorni che sconvolsero il mondo": la marcia verso il Palazzo d'Inverno, con la conclusione in un ospedale. Il film di Bondarciuk è del 1982, ovviamente è molto diverso ma è molto probabile che Bela Tarr lo abbia visto e se ne sia ricordato.

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