domenica 16 ottobre 2016

Mozart a Bologna


«Noi tre» (1984). Regia di Pupi Avati. Scritto da Pupi e Antonio Avati, con Cesare Bornazzini. Fotografia di Pasquale Rachini. Musiche di Wolfgang Amadeus Mozart, colonna sonora a cura di Riz Ortolani. Scene e costumi di Giancarlo Basili, Leonardo Scarpa, Alberto Spiazzi. Interpreti: Christopher Davidson (Amadé), Dario Parisini (Giuseppe), Barbara Rebeschini (Antonellina), Lino Capolicchio (Leopold Mozart), Gianni Cavina (il signor cugino), Ida di Benedetto (moglie del conte), Carlo Delle Piane (conte Pallavicini), Giulio Pizzirani (padre Martini), Nik Novecento e Davide Celli (amici di Giuseppe), Carlo Schincaglia (maggiordomo), Ferdinando Orlandi (dottore), Bob Tonelli. Durata: 1h28'

Nel 1770, il quattordicenne Mozart visse alcuni mesi a Bologna, dove suo padre lo aveva portato per seguire le lezioni del francescano Padre Martini, musicista celebrato in tutta Europa per la sua maestria nel contrappunto. Per il giovane Wolfgang si tratta di un momento importante, è già famoso e ha girato tutte le capitali e le città più importanti, ma fin qui si è esibito come bambino prodigio; una situazione che non può durare, e suo padre ne è ben consapevole. Gli studi con Padre Martini, e un esame da superare, saranno quindi un biglietto da visita fondamentale: Amadé non sarà più un piccolo fenomeno da esibire, ma un compositore a tutti gli effetti. In realtà, il piccolo Amadé a questo punto della sua vita è già un compositore affermato: può sembrare incredibile ma aveva già scritto sinfonie, musica da camera, perfino opere complete. La sua fama in Europa, però, era rimasta legata alle esibizioni fatte fin da quand'era bambino (con molti sospetti, che oggi sappiamo del tutto infondati, sulla realtà delle sue esibizioni). Del soggiorno bolognese di Mozart abbiamo notizie dai diari dello storico della musica Charles Burney, che qui lo incontra durante uno dei suoi viaggi in Italia, ma anche dalle lettere dello stesso Mozart. Il piccolo Mozart si era già esibito a Londra nel 1766, a dieci anni di età, poco più che bambino, quindi Burney lo aveva già incontrato e conosceva già bene suo padre Leopold.


"Noi tre" è del 1984 ed è una fantasia su Mozart nel 1770 a Bologna, molto vicina al racconto di Mörike "Mozart in viaggio verso Praga", che però si occupa del Mozart già adulto e sposato; siamo nel campo del verosimile, con molti agganci alla vera vita di Mozart e molto lavoro di fantasia.
Nel 1770, come si vede nel film, Mozart e suo padre furono effettivamente ospiti dei Conti Pallavicini, in una villa poco distante da Bologna; e a Bologna il giovane Wolfgang seguirà le lezioni di Padre Martini.
Il soggetto del film è opera dei fratelli Avati, che lo introducono come il racconto di due amici archivisti bolognesi, ormai anziani, che vediamo brevemente in apertura e in chiusura del film. Si tratta forse di un espediente "manzoniano", ma per ora non sono riuscito a trovare informazioni precise su questo film e sulle sue fonti.



Gli Avati si immaginano che Mozart sbagli di proposito il suo compito d'esame a Bologna, perché vorrebbe rimanere nella villa di Bologna con i suoi amici che ha trovato lì, cioè i suoi coetanei Giuseppe (figlio del Pallavicini) e Antonellina (Antonia Leda, parente di Giuseppe). Mozart sa che se l'esame andrà bene gli toccherà partire subito per Vienna, ma lui a questo punto vorrebbe restare a Bologna. Gli va male, perché padre Martini in persona, che lo ha preso a cuore, correggerà il compito prima di consegnarlo agli esaminatori; l'esame di contrappunto è dunque superato, e Amadé deve purtroppo partire subito per Vienna, la mattina dopo. Cerca di nascondersi, non vorrebbe andar via perché sa che se parte non rivedrà mai più Antonellina e neppure Giuseppe; e così sarà, Mozart non tornerà più in Italia e la sua carriera prenderà la piega che suo padre sperava.



A questa storia, gli Avati aggiungono la vita nella villa Pallavicini: il conte, ormai anziano, è interpretato da Carlo Delle Piane; ha una moglie più giovane di lui (Ida Di Benedetto) e Giuseppe è l'unico figlio. In famiglia c'è anche "il signor cugino" (Gianni Cavina) che è un matto innocuo ma ingombrante, ormai quarantenne. Cavina è molto bravo in questo ruolo, e nel film è un ruolo importante che si fa carico di gran parte della narrazione; molto simile al personaggio di Ciccio Ingrassia in "Amarcord" di Fellini, vive però sempre nella grande villa, e solo alla fine il Conte deciderà di farlo internare, sia pure con gran dispiacere di sua moglie che invece gli voleva bene. Il "signor cugino" si dedica alla ricerca di un personaggio da fiaba, il pettirosso che si accostò alla Madonna: un antico gioco da bambini, cercare l'uccellino nel grande parco della villa, che è invece diventato lo scopo principale della sua vita. Nel film, il giovane Mozart gli porterà un pettirosso ferito trovato per strada; il "signor cugino" lo curerà e finirà col difendere il piccolo tedesco quando verrà aggredito da una banda di giovane teppisti del vicino villaggio.

 
 
Le scazzottate fra i ragazzi sono un altro elemento della narrazione: gli Avati ci mostrano un Mozart non molto diverso dai suoi coetanei, dapprima Giuseppe gli è ostile e lo picchia, poi però Amadé difende Giuseppe, diventano amici, e l'amicizia comprenderà anche Antonellina. I tre finiranno col dividere il letto insieme (ma Avati ci mostra solo giochi innocenti, complicità e affetto); i "Noi tre" del titolo sono dunque loro, tre amici che però la vita finirà col dividere.
Antonellina arriva nella villa dei Pallavicini, come si vede nel film, dopo la morte dell'anziana zia che abitava poco distante; e i complicati rituali funebri sono una cosa antica decisamente curiosa da vedere, comprese le mele distribuite sul pavimento "per mascherare l'odore".
Amadé è interpretato da Christopher Davidson (bravo, con un gran naso); Giuseppe è Dario Parisini (in seguito chitarrista, e ancora attore ma solo con gli Avati). Antonellina è Barbara Rebeschini, che farà solo un altro film subito dopo questo, però in Francia e con Michel Piccoli (regia di Jean Luc Bondy).
Lino Capolicchio è Leopold Mozart, molto bravo e molto misurato; è stato un attore molto importante negli anni 60, con ruoli da protagonista; poi si è via via defilato, ed è un peccato. Nik Novecento è un amico di Giuseppe, e lo si rivede con molto affetto, soprattutto sapendo che cosa lo aspettava.

 

Padre Martini è interpretato da Giulio Pizzirani, che è molto più giovane del suo personaggio (Martini nacque nel 1706, quindi aveva 64 anni) e indossa un abito che lo rende più simile a un gesuita o a un abate, mentre Martini era frate minore francescano; però su questo punto dovrei informarmi meglio.


Detto che il 1770 è l'anno in cui nasce Beethoven, e ricordato il passaggio bolognese dell'ottimo Charles Burney (scrittore molto divertente e simpatico, quasi un anticipo di Mr. Pickwick), sempre nello stesso anno, rimane da chiedersi perché nei titoli di testa appaia la scritta "musiche di Riz Ortolani" mentre si ascolta Mozart; è possibile che Ortolani abbia arrangiato qualcosa, ma sarebbe stato bello leggere il nome di Amadé prima di quello dell'autore della colonna sonora. (quantomeno, scrivere musiche "a cura" di Riz Ortolani...).
Qualche altro dato: l'esame è del 9 ottobre 1770 (è una data che appare nel film), e il primo esaminato è Francesco Piantanida, violoncellista. La villa che si vede nel film è a Zola Predosa.



L'anno di uscita di "Noi tre" è il 1984, quindi è stato prodotto in contemporanea con "Amadeus" di Milos Forman, particolare non secondario che ha contribuito a rendere quasi invisibile il film di Pupi Avati.
In conclusione, un film che ho visto molto volentieri non solo per Mozart ma anche per tutta la storia legata al personaggio di Gianni Cavina. Belli i colori, scene e costumi, anche se ci sarebbe bisogno di un restauro della pellicola; film trasmesso da Rai5.





2 commenti:

  1. Bellisssima l'atmosfera che Avati sa ricreare: senti davvero la freschezza dell'aria nell'aperto parco, così come hai percezione del tempo sospeso nella grandi stanze della villa e poi quel cerimoniale funebre che mette insieme vivi e morti, decomposizione e giovinezza..

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  2. Avati ha molte qualità, purtroppo non è che sia sempre rimasto all'altezza adeguata al suo talento. Questo film è comunque molto bello, belle immagini, bravi gli attori, tutto molto ben fatto. E' anche l'unico film dove si vede padre Martini, almeno a quanto ne so...
    :-)

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