sabato 24 settembre 2016

Puccini 1953


Puccini (1953) Regia di Carmine Gallone. Fotografia di Claude Renoir. Sceneggiatura di Leo Benvenuti, Aldo Bizzarri, Glauco Pellegrini, Carmine Gallone. Musiche di Giacomo Puccini.
Interpreti: persone realmente esistite: Gabriele Ferzetti (Giacomo Puccini), Märta Torén (Elvira Puccini, voce di Andreina Pagnani), Sergio Tofano (Giulio Ricordi), Oscar Andriani (Giuseppe Giacosa), René Clermont (Luigi Illica), Jacques Famery (Antonio Puccini), Carlo Duse (Arrigo Boito), Piero Palermini (Fontana, librettista), Gino Sinimberghi (un cantante) 
personaggi dubbi o modificati: Paolo Stoppa (Giocondo), Nadia Gray (Cristina, voce di Renata Marini), Myriam Bru (Delia, voce di Dhia Cristiani), Mimo Billi (Fanelli), Alessandro Fersen (padre di Delia), Silvio Bagolini (Gianni), Mario Feliciani (Enrico), Renato Chiantoni (Filippo Tacchi - Sacchi, forse), Attilio Dottesio (Sampieri), Amalia Pellegrini (portinaia di via Solferino).
cantanti: Beniamino Gigli (per Bohème e Manon), Antonietta Stella, Rosanna Carteri, Gino Penno, Giulio Neri. Direttori d’orchestra: Fernando Previtali, Francesco Molinari Pradelli. Coordinamento musicale di Carlo Rustichelli.
Durata 1h55’

A Giacomo Puccini, stando a www.imdb.com, sono stati dedicati dieci titoli a partire dal 1953, divisi fra sceneggiati tv e il cinema vero e proprio. Un vero film per il cinema è il primo titolo, quello del 1953, regia di Carmine Gallone, protagonista Gabriele Ferzetti; molto importante è anche lo sceneggiato tv in cinque puntate girato vent’anni dopo, nel 1973, da Sandro Bolchi e Dante Guardamagna, con protagonista Alberto Lionello. Un altro sceneggiato tv su Puccini è stato prodotto da Raiuno nel 2009, con protagonista Alessio Boni; non lo ricordavo, non l’ho visto, e forse l’ho evitato di proposito: tutte le recensioni che ho trovato su internet sono terrificanti, un coro pressoché unanime del genere “volesse il Cielo che non l’avessero mai fatto”.
Puccini appare anche in un episodio di “Il giovane Indiana Jones”, serie tv del 1993, che si svolge a Firenze nel 1908 e dove Puccini è interpretato da Georges Corraface; ho visto qualche puntata, ma di questa non mi ricordo.
Puccini appare anche in “Casa Ricordi”, un altro film di Carmine Gallone girato nel 1954, ed è interpretato ancora da Gabriele Ferzetti. Un remake tv di questo famoso film, intitolato “La famiglia Ricordi” è del 1995; Puccini è interpretato da Massimo Ghini. Un altro Puccini appare in un film di Vittorio De Sica, “Il viaggio” (1974), protagonisti Richard Burton e Sofia Loren; l’attore che lo interpreta si chiama Antonio Anelli.
Altri film su Puccini, sempre dall’elenco di www.imdb.com : un film tv inglese diretto da Tony Palmer nel 1984, protagonista Robert Stephens, e un film tedesco del 2008 diretto da Andreas Morell con Peter Hladik nella parte di Puccini. A questi film va aggiunto “Puccini e la fanciulla” di Paolo Benvenuti con Riccardo Moretti, del 2008, che parla di Doria Manfredi, cameriera in casa Puccini: un episodio tristissimo, una vera tragedia alla quale però Giacomo Puccini (oggi si sa con certezza) è sicuramente estraneo. Questo documentario ricostruisce la storia di quell’evento, basandosi su documenti fino ad allora inediti.
Ho rivisto di recente i due film più belli, quello del 1953 e lo sceneggiato del 1973, e direi che sono complementari l’uno all’altro; il film di Gallone è in gran parte frutto di invenzione e pochissimo affidabile riguardo alla vera vita privata del musicista, ma rimane comunque un buon film. Lo sceneggiato tv di Sandro Bolchi è invece molto bello e molto accurato, e merita un’analisi attenta.

La prima cosa da dire riguarda la durata: due ore scarse contro cinque puntate di 65 minuti. Di conseguenza, il film del 1953 è costretto a tagliare molto, e direi che i tagli sono ben fatti: ci si concentra soprattutto sulla prima parte della vita di Puccini, dagli inizi difficili fino alla prima di Madame Butterfly, e poi si fa un salto di vent’anni verso il finale, con la Turandot. Così facendo, il regista Gallone riesce a seguire un discorso narrativo comprensibile a tutti, senza ingolfare di personaggi il film, e riuscendo ugualmente a dare un ritratto preciso di Giacomo Puccini.
Va detto che il “Puccini” di Carmine Gallone è un film rivolto a tutti, non per specialisti; si mirava agli incassi, al botteghino, e quindi serviva una storia in cui tutti potessero identificarsi. Ecco dunque Puccini farfallone ed egoista, e la moglie dipinta come un angelo e una musa paziente. La verità, come è più che comprensibile, sta nel mezzo: la vera Elvira aveva un carattere tutt’altro che accomodante, i litigi e le scenate di gelosia erano all’ordine del giorno. Puccini avrebbe potuto lasciarla molte volte, e invece non si separò mai da lei. Una coppia molto comune nel mondo dello spettacolo: si pensi alle mogli di Mastroianni, di Tognazzi, di Vittorio De Sica...
Di Puccini (nato nel 1858) si diceva che erano tre le cose che gli stavano veramente a cuore: le donne, la musica, e la caccia; non necessariamente in quest’ordine, ma piuttosto in ordine variabile a seconda del momento. In più, fumava in continuazione; e il fumo fu quasi sicuramente la causa della sua malattia, un cancro alla gola che lo portò alla morte nel 1924. Quindi non si tratta sicuramente della vita di un santo; direi che il suo carattere è reso molto bene sia da Gabriele Ferzetti che da Alberto Lionello, interpreti rispettivamente del film del 1953 e di quello del 1973. Del resto, si tratta di due ottimi attori, fra i più grandi di quel periodo.

 
Nel film di Carmine Gallone la vera protagonista è Elvira, moglie di Puccini; molto idealizzata, presentata come musa e angelo custode, mite e paziente. La realtà pare che fosse diversa, e ci vuole poco per immaginarsi che questo ritratto sia un’invenzione poetica: basta conoscere la realtà quotidiana della vita di coppia. Da quello che si racconta pare che Elvira avesse un carattere poco accomodante, e che le sue sfuriate di gelosia fossero davvero tremende; detto questo, il film segue piuttosto fedelmente le vicende della vita della coppia Puccini, però tace e sorvola su alcuni aspetti tutt’altro che secondari. Il primo è che Elvira era sposata con un droghiere di Lucca, un commerciante facoltoso dal quale aveva avuto una figlia, Fosca. Di Fosca, che Puccini allevò come se fosse sua e che fu madre della famosa sarta Biki, nel film di Gallone non c’è la minima traccia; così come si tace sul fatto che Elvira abbia lasciato il marito per seguire Puccini a Milano. Due particolari tutt’altro che secondari, e che invece sono ben spiegati nello sceneggiato di Bolchi del 1973. In seguito, Elvira ebbe un altro figlio da Puccini, chiamato col nome di Antonio: e questo si vede nel film, con dettagli quasi sicuramente inventati (Puccini che sta suonando e non si accorge della moglie appena tornata dall’ospedale col bimbo in braccio) ma tutto sommato verosimili.
Giocondo, l’amico di Puccini commerciante di prodotti toscani a Milano, è interpretato magnificamente da Paolo Stoppa: esisteva davvero? Mi permetto di dubitarne, così come si può dubitare di Cristina, soprano amante di Puccini, che probabilmente riassume diverse altre donne.

La pecca più grossa, per entrambi i film, è nella figura di Doria Manfredi, la ragazza che morì suicida a Torre del Lago: il soggetto è trattato con molta cautela in entrambi i film, ma la realtà è affiorata solo da sviluppi recenti, che non potevano essere noti né a Gallone né a Bolchi. Ne parlava dettagliatamente un articolo su Repubblica di Leonetta Bentivoglio, pubblicato il 21 ottobre 2007: in casa dei discendenti della famiglia Manfredi è stata trovata una valigia con documenti, lettere, e anche una breve pellicola muta, assolutamente inedita, con Puccini in scene di vita quotidiana. Riassunta molto in breve, la verità è questa: Giacomo Puccini aveva una relazione con una cugina di Doria Manfredi, ed Elvira fece la sua terribile scenata di gelosia alla ragazza sbagliata. Doria, sconvolta dalle accuse e dagli insulti di Elvira, si suicidò; non gettandosi nel lago come si vede nel film di Gallone, ma per avvelenamento.
Nel film di Gallone molti nomi sono stati cambiati, Doria diventa Delia, il critico Filippo Tacchi è probabilmente Filippo Sacchi, anche la soprano amica di Puccini viene chiamata Cristina, un nome che andrebbe verificato; bisogna anche dire che quando fu girato il film molti dei personaggi erano ancora vivi, altri erano ben presenti nel ricordo, certe libertà non si potevano prendere e su alcune cose era meglio sorvolare. Del resto, Gallone mette subito in chiaro le sue intenzioni, e nei titoli di testa mette un cartello che dice così: «Questo film è una libera e poetica interpretazione della vita del Maestro Giacomo Puccini»
Quanto a me, devo confessare che non sono mai stato molto interessato a questi dettagli così personali nella vita di un artista. Si sa per esempio che Verdi ebbe diverse amanti, ma la cosa mi pare del tutto irrilevante ai fini della sua musica; penso invece che, per Verdi, sia stata sicuramente molto più importante la perdita quasi contemporanea della moglie e dei due figli piccoli, appena arrivato a Milano, nel periodo precedente al successo del Nabucco.
Non ho mai apprezzato nemmeno le battute sulle trame delle opere di Puccini, dove le protagoniste fanno quasi sempre una brutta fine: c’è chi ci vede molta misoginia, a me sembra invece che si tratti di puro mestiere, le eroine tragiche sono una costante a teatro e nella narrativa fin dal tempo di Medea e di Antigone.




Gli attori sono tutti molto bravi: Gabriele Ferzetti è uno dei migliori attori del cinema di quegli anni, ed era una vera star, di grande richiamo al botteghino. Sergio Tofano interpreta l’editore Giulio Ricordi, che sostenne vigorosamente Puccini agli esordi, quando ne aveva più bisogno: oltre ad essere stato un attore meraviglioso, Tofano è anche famoso per i fumetti del Signor Bonaventura; è un peccato che in questo film abbia poco spazio. Un altro grandissimo attore è Paolo Stoppa, nella parte dell’amico lucchese trapiantato a Milano; le donne sono Marta Toren (con la voce di Andreina Pagnani, altra grandissima attrice), Nadia Gray e Miriam Bru, altre star del cinema italiano di quegli anni. La direzione della fotografia è affidata a Claude Renoir, fratello del grande regista francese e figlio del grande pittore Auguste Renoir; i risultati sono splendidi, il film è magnifico nei colori e nelle immagini. La parte musicale è affidata a registrazioni che nel 1953 erano recenti, registrazioni che sono ancora in commercio, con la voce di Beniamino Gigli e di altri grandi cantanti, Antonietta Stella soprattutto; gli allestimenti in teatro sono molto ben curati e molto verosimili.


 

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