venerdì 23 settembre 2016

Prima della rivoluzione


Prima della rivoluzione (1963) Scritto e diretto da Bernardo Bertolucci. Sceneggiatura di Bernardo Bertolucci e Gianni Amico. Fotografia: Aldo Scavarda. Operatori: Camillo Bazzoni, Vittorio Storaro. Montaggio: Roberto Perpignani. Musica di Giuseppe Verdi.   Musiche per il film di Ennio Morricone e Gato Barbieri (con due canzoni di Gino Paoli e “Avevo 15 anni" di Ennio Ferrari.
Interpreti: Adriana Asti (Gina), Francesco Barilli (Fabrizio), Allen Midgette (Agostino), Morando Morandini (Cesare, voce di Gastone Moschin), Cecrope Barilli (Puck), Cristina Pariset (Clelia), Evelina Alpi (la bambina), Gianni Amico (un amico), Goliardo Padova (il pittore), Guido Fanti (Enore), Amelia Bordi e Domenico Alpi (genitori di Fabrizio), Iole Lunardi (la nonna), Antonio Maghenzani (fratello di Fabrizio), Ida Pellegri (madre di Clelia), Aurelio Bordi.
Durata: 112 minuti.

"Prima della rivoluzione" di Bernardo Bertolucci contiene riprese molto belle effettuate nel Teatro Regio di Parma: il finale del film, durante una rappresentazione del Macbeth di Giuseppe Verdi. Bertolucci qui non mostra il palcoscenico, ma l'interno del Regio; la resa teatrale è comunque ottima, "sembra di essere lì" come si dice in questi casi. Del film ho parlato estesamente nel blog giulianocinema ; qui riporto solo la parte finale, quella dedicata al Macbeth.

(...)
Molto importanti i luoghi, come sempre in Bertolucci: ci sono lunghe panoramiche di Parma (la scena famosa che parte da Piazza Garibaldi, ma non solo) e soprattutto Fontanellato e la camera ottica a Torre Farnese, con delle brevi sequenze a colori.
 Ho trovato bellissime le scene in teatro, nel finale: camminare nei corridoi vuoti del teatro, mentre arriva la musica dal di dentro, è un’esperienza bellissima che ho fatto anch’io diverse volte. Alla Scala, in loggione, cioè l’ultimo piano, vicino al soffitto, c’era molto spazio e si poteva uscire lentamente e poi rientrare, badando bene di non far rumore. Non so come sia oggi, ma fino a tutti gli anni ’90 era così, ed è un’esperienza quasi magica, estatica. Bertolucci la rende benissimo, sia pure inserita nella narrazione: l’importante è non far rumore, non disturbare, muoversi in silenzio.

 

 Non sono riuscito a risalire all’edizione originale del Macbeth che si ascolta in questa scena: è molto bella, potrebbe essere una registrazione non ufficiale effettuata davvero al Regio di Parma. Nel 1964 le edizioni discografiche del Macbeth disponibili erano molto poche, forse solo quella di Leinsdorf per la RCA che era uscita da poco: ma non mi sembra che sia questa. La sequenza che ascoltiamo non rispetta l’ordine in cui i brani vengono eseguiti in teatro, si salta da una scena all’altra più come una scelta di musiche che come la documentazione di un vero spettacolo: di conseguenza, per chi conosce il Macbeth, l’aspetto di irrealtà, e quindi di sogno e di magia, aumenta. Questa è una sequenza non del tutto realistica, che mischia vere riprese in teatro con sequenze recitate: ma è difficile rendersene conto. E’ una sequenza da antologia: pochissime volte al cinema è stata fotografata in questo modo la magia e la bellezza del teatro, quello che si prova veramente.
Non ho riconosciuto nemmeno il vocalizzo su “ah dolore” che si ascolta a Fontanellato, e devo dire che la cosa mi dispiace molto. Si direbbe per voce di tenore, ma a questo proposito i titoli di coda tacciono.
 
 
Le musiche originali sono di Ennio Morricone, che ha collaborato molto con Bertolucci anche negli anni successivi (“Novecento”, “Partner”...) e comprendono anche il clavicembalo, che nei primi anni ’60 era ancora una rarità (rimando d’obbligo a Wanda Landowska). C'è anche il jazz di Gato Barbieri (che diventerà famosissimo scrivendo il tema per “Ultimo tango a Parigi”), due canzoni di Paoli, e “Avevo quindici anni” una ballata da cantante di fiera, del tipo che anch’io ho fatto in tempo qualche volta ad incontrare: una specie oggi quasi completamente estinta, ma ben documentata da Roberto Leydi nei suoi filmati degli anni ’50 e ’60.

 
 
Nel complesso, “Prima della rivoluzione” è ancora oggi un ottimo film; Bertolucci pare non avere un controllo completo della materia narrativa, ma si dimostra già un autore di tutto rispetto, ed è da regista di grande esperienza la maestria nelle riprese, soprattutto quelle in teatro. Il ventitreenne Bertolucci, al suo secondo film, è già perfettamente padrone dei suoi mezzi tecnici ed espressivi; ma dovrà aspettare ancora qualche anno prima di arrivare ai suoi capolavori, da “Partner” e “Strategia del ragno” in poi.
Nell’intermezzo, andrà in Iran e in giro per l’Europa per conto dell’ENI, girando un magnifico documentario intitolato “La via del petrolio”, ancora oggi molto interessante. Sono cose di cui non si parla mai, ma i tubi dell’oleodotto che parte da Genova viaggiano anche nel lago di Como, nella pianura padana, per tutta l’Europa, in posti impensabili. Confesso di non saperne niente e di aver visto “La via del petrolio” con molto piacere e con molto interesse; è uno dei grandi film italiani per troppo tempo dimenticati, e bisognerà parlarne a parte.



 
 
 


Nessun commento:

Posta un commento